Alla ricerca del forum perduto

Posts written by Vivanco.

view post Posted: 22/1/2017, 10:19 Notiziario dei bambini - Società, Scienza e Tecnologia

IL MESTIERE DI GENITORI

Perché non sopportiamo

il dolore dei nostri figli


di Orsola Riva


«Dottore, mi aiuti: mi sto separando da mia moglie ma non so come fare perché vorrei stare sempre con i miei figli. Io li adoro». Capita di sentire anche questo negli sportelli di ascolto per genitori in crisi. Innamorati dei nostri figli, ci siamo dimenticati che, parafrasando Mao, fare il genitore non è un pranzo di gala. Certo che i bambini hanno bisogno di essere amati in modo incondizionato — IN-CON-DI-ZIO-NA-TO — ma il nostro compito non è adorarli, bensì educarli. Compito ingrato perché spesso ci ritroviamo a mani nude davanti ai nostri figli trasformati in involontari piccoli tiranni da una società dei consumi che si alimenta dei loro desideri perennemente insoddisfatti. Annaspiamo fra la smania di crescerli in modo che si sentano a loro agio con i propri coetanei e il tentativo di sviluppare in loro anche dei sani anticorpi. Non vogliamo che siano completamente omologati ma non vorremmo nemmeno farne degli Amish che girano su carretti trainati da cavalli. E allora via di smartphone (magari non proprio quello di ultima generazione) e di PS4 con relativo strascico di videogiochi costosissimi. Ma una volta entrati, il meccanismo è infernale: ogni telefonino nasce già vecchio, ogni videogioco ha un’estensione o un modello successivo. Per non parlare della trattativa sfibrante sui tempi: «Ancora un minuto, mamma: sto finendo il livello!». Ma ogni livello ne apre uno nuovo con buona pace dell’indispensabile senso del limite: basta, sono arrivato fin qua, mi accontento.

Il genitore emotivo e la Playstation
«I figli non c’entrano niente. Siamo noi che dobbiamo smetterla di essere sempre disponibili», s’arrabbia Daniele Novara, pedagogista, fondatore del Centro Psicopedagogico per la gestione dei conflitti e direttore della Scuola Genitori, centro di ascolto per i problemi della famiglia partito da Piacenza ma ormai presente in molte città. «Essere genitori — dice — vuol dire assumersi la responsabilità di fare delle scelte. Dargli o non dargli il ciuccio? Comprargli o no la Playstation? L’importante è fare la cosa che si ritiene giusta. Se la considero sbagliata non la devo fare solo per essere accomodante o perché anche gli altri genitori la fanno». Non soltanto così perdiamo la giusta distanza dai nostri figli ma corriamo anche il rischio di trasformarci da genitori ultra disponibili in genitori emotivi pronti a esplosioni di rabbia incontrollabile. Ma come, ti ho comprato la PS, ti ho portato in vacanza nello sci club e tu non mi ascolti, non studi e prendi dei brutti voti a scuola? «Come ho tentato di spiegare nel mio libro Urlare non serve a nulla — dice ancora Novara — il genitore che è sempre arrabbiato, che si presenta sistematicamente nella sua fragilità emotiva, non funziona. Come può essere un punto di riferimento per il proprio figlio se lui per primo fa la figura del bambino?». Dovremmo insomma essere capaci di ritrovare un po’ di orgoglio di categoria, non lasciarci sopraffare da telefonini videogiochi o cartoni. Spiega Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano: «Quando il mio bambino ha mal di pancia è la mia mano che cerca, non certo il computer. Adesso si parla tanto di empowerment, che poi altro non è che la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo. Il punto è riuscire a dimostrare ai nostri figli che abbiamo la forza di crescerli». Mentre spesso ci sentiamo soli e un po’ sopraffatti. Abbiamo perso la capacità di confrontarci con gli altri genitori, di fare squadra con loro: i famigerati gruppi WhatsApp di classe sono più spesso luoghi di competizione che di confronto. Funzionano da casse di risonanza per le nostre ansie condite da luoghi comuni quando non da teorie totalmente prive di fondamento scientifico. Mentre le nostre mamme leggevano i libri del dottor Spock, a noi è capitato in sorte di diventare genitori nell’era della post-verità, di Internet e dei social dove puoi trovare una risposta a ogni domanda, ma nessuno ti dice come fare a distinguere tra fonti autorevoli e «fake». «Con l’ulteriore complicazione — nota ancora Novara — che nemmeno dentro casa i genitori sanno più fare squadra, perché vogliono essere simpatici, accattivanti, ascoltare i figli anche quando non hanno niente da dire. Mentre dovrebbero parlare di più fra loro e meno con i figli». Hai voglia a dire ai ragazzi di spegnere la tv quand’è pronto se papà si è messo a giocare anche lui con Fifa 17. Ma è sbagliato anche cedere alla tentazione di fare la super-mamma, perché i figli hanno bisogno di avere dei paletti chiari e univoci: come possiamo lamentarci che non ci ascoltano se non sanno chi devono ascoltare?

Piccole dosi di omologazione
Laura Turuani, psicologa del consultorio per adolescenti il Minotauro e coautrice insieme a Gustavo Pietropolli Charmet di Narciso innamorato, prova a sdrammatizzare un po’. «Durante l’adolescenza piccole dosi di omologazione aiutano: quel certo jeans, quella maglietta, danno sicurezza, fanno sentire inclusi e accettati». E in fondo anche i videogiochi con i loro livelli di difficoltà progressiva non vanno necessariamente demonizzati. A noi, magari, può spaventare il fatto che i nostri figli si esercitino a casa per entrare a far parte di fantomatici clan o gilde dal sapore medievale. Ma in realtà funziona così anche con il calcio giocato al parco o con la pallavolo: se sei bravo ti prendono, altrimenti sei fuori. Turuani riconosce che il passaggio da una famiglia basata sulle regole a una famiglia degli affetti — o come dice più brutalmente Novara, dalla figura arcigna del padre-padrone al nuovo padre-peluche — non è stato solo positivo. Da un lato si è finalmente messa in soffitta la cinghia, l’idea di dover crescere dei bravi bambini, dei bambini «normati». Dall’altro, si è finiti ostaggio di un ideale di benessere e felicità irraggiungibile, di cui la società dei consumi è il megafono. «Non sono i bambini a non sopportare la frustrazione — dice —, siamo noi adulti a non tollerare il dolore la rabbia o la noia dei nostri figli». Siamo convinti che la felicità passi per l’eliminazione del dolore. Ma in questo modo, invece di proteggerli, li rendiamo più fragili. Anche se Turuani ci tiene a chiudere con una nota positiva: «I ragazzi di oggi in realtà sono molto meno consumisti di noi: hanno imparato a riciclare gli oggetti, a fare la raccolta differenziata, a condividere macchine e appartamenti. Io ho molta fiducia in loro».

27esimaora.corriere.it

view post Posted: 6/1/2017, 18:00 Occhio al video! - A ruota libera

Lo spot dello studente ignorato dall'Adidas diventa virale sul web


Un 26enne tedesco ha realizzato un poetico spot appositamente per l'Adidas, che però ha ignorato la sua proposta. Eugen Merher, questo il nome dell'autore del breve filmato, non ha infatti ricevuto alcuna risposta dal dipartimento di comunicazione dell'azienda teutonica. Pubblicato sul web, il video è però diventato virale ricevendo apprezzamenti sui principali social network.



video.repubblica.it

view post Posted: 6/1/2017, 17:53 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

Il labirinto ILVA

di Alessandro Marescotti

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Siamo entrati in un labirinto. Italo Calvino la definiva “la sfida del labirinto”. Taranto, l’ILVA, il futuro, il lavoro, la nostra stessa salute. Siamo in una situazione di stallo e di smarrimento. Per uscirne occorre tracciare quella che Calvino definiva la “mappa più particolareggiata possibile” del labirinto. La priorità per il 2017 è quella di tracciare un percorso valido per uscire dal labirinto. A chi mi chiede “cosa fare”, da alcuni mesi dico che occorre puntare sulla Legge speciale per Taranto che il Presidente della Regione ha proposto. Nella delibera si parla di una riconversione di Taranto sul modello di Pittsburgh, di Bilbao e della Ruhr.

La mappa particolareggiata per uscire dal labirinto

Per uscirne occorre tracciare quella che Calvino definiva la “mappa più particolareggiata possibile” del labirinto. La priorità per il 2017 è uscire dal labirinto facendo una severa valutazione di tutte le strade sbagliate che non ci hanno portato in salvo. Il 2017 dobbiamo tracciare un percorso valido per uscire dal labirinto. Un percorso complesso, che forse non riceve acclamazioni e che forse per questo non è praticato dai partiti, abituati a comunicare per slogan e soluzioni semplici.



L'impossibile risanamento economico dell'ILVA

Ormai è chiaro che i governi hanno puntato su un impossibile risanamento dei conti dell’ILVA. La congiuntura economica mondiale non consente salvezza dell’azienda. Il futuro della siderurgia è buio in tutto il mondo per via dell’eccesso di capacità produttiva e della debole domanda di mercato. L’ILVA non ha futuro. E il governo italiano lo sa ma non lo dice. Per questo vuole vendere l’ILVA per lasciare al privato il compito di licenziare. Oggi l’azienda non fa utili. Perde un anno di più un anno di meno, ma perde in continuazione. Non è in grado di produrre oltre i 7 milioni di tonnellate/anno che è il livello produttivo minimo per evitare di produrre in perdita. Ma se tentasse di produrre di più in assenza di domanda di mercato, le perdite sarebbero ancora più disastrose perché si aggiungerebbe la merce invenduta. Se i sindacati dovessero gestire l’ILVA mi chiedo cosa farebbero in questo cul de sac. Mi piacerebbe vedere il governo che consegna le chiavi dell’ILVA ai sindacati e dicesse: fate voi. La verità è che questa non è un’uscita dal labirinto. Continuare a sperperare denaro e a produrre in perdita non è nell’interesse dei lavoratori.



La vendita dell'acciaieria

C’è poi la carta della disperazione: la vendita dell’acciaieria. Una vendita che mai avverrebbe in queste condizioni di mercato. E che il governo punta a favorire offrendo l’immunità penale ai privati che la dovessero acquistare. E’ come se potessi vendere la mia vecchia auto che nessuno vuole garantendo una patente speciale: niente multe, niente pene se viene investito qualcuno.
Vi è un secondo incentivo per vendere in condizioni di mercato proibitive: il miliardo e trecento milioni di euro che verrebbe sbloccato con il patteggiamento. Una dote che lo Stato concede a chi acquista, una sorta di bonus per garantire qualche mese di tranquillità prima dei licenziamenti.
Il patteggiamento porterà risorse che rallenteranno solamente la fine dell’ILVA. Stiamo vivendo dentro il labirinto facendo le scorte e concedendoci un anno in più, ma poi?



Che fare?

Siamo smarriti nel labirinto e temo che l’assenza di prospettive fiacchi anche la volontà di lotta della società civile che in questi anni ha dato tanto in termini di mobilitazione e di proposte.
In tanti mi fermano e mi chiedono: e adesso che si fa? E se prima le risposte erano brevi, ora le risposte sono più lunghe e complesse, perché più lunga e complessa è la strada per uscire dal labirinto.
Ma, nonostante i tanti decreti salva-ILVA abbiano fatto diventare il labirinto sempre più complicato, sono convinto che è possibile uscirne.
A chi mi chiede “cosa fare”, da alcuni mesi dico che occorre puntare sulla Legge speciale per Taranto che il Presidente della Regione ha proposto.



La Legge speciale per Taranto

Vi è stata una speciale delibera di giunta. E’ stato costituito un gruppo di lavoro. E’ formato dai consiglieri regionali eletti a Taranto e provincia. Nella delibera si parla di una riconversione sul modello di Pittsburgh, di Bilbao e della Ruhr. Esattamente ciò che da anni sostiene PeaceLink e che poi è diventato il piano di riconversione del M5S e dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. Se in queste cose ci crediamo davvero, è il momento di passare all’azione e di stilare un Piano B senza dividerci in guelfi e ghibellini, in bianchi e neri. La città ringrazierà chiunque avrà dato veramente un contributo fattivo, competente e convinto per la rinascita della città.



Il Piano B

Occorre porre subito al centro del Piano B un vasto programma di decontaminazione e di bonifica del territorio. La Commissione Europea ha specificato che l’unico “aiuto di stato” che può essere dato all’ILVA è quello per la decontaminazione. Se le risorse previste nel patteggiamento non vengono date per la decontaminazione siamo in presenza di aiuti di stato. Dobbiamo richiedere tre cose. Prima: che vi sia un cronoprogramma di decontaminazione che sia collegato alla prescrizione AIA finalizzata al ripristino del suolo e del sottosuolo. Abbiamo presentato in Procura un esposto con i dati terribili della contaminazione sotto il parco minerali. Ci attendiamo che il patteggiamento sia vincolato alla messa in sicurezza della falda e alla bonifica dei suoli, opera titanica che già di per sé assorbirebbe il miliardo e tre di cui si parla. Se questo avviene è ovvio che l’ILVA non riescono a venderla.



Decontaminare la falda e i terreni

E questo è il nostro obiettivo: non far vendere l’ILVA. Attualmente lo Stato ha un minimo di controllo che dopo la vendita perderebbe. Non solo: con la vendita lo Stato perderebbe la responsabilità di decontaminare la falda inquinata sotto l’ILVA. A questa deresponsabilizzazione ci opponiamo. E per questo è bene che l’ILVA non venga venduta e che il governo sia richiamato fin da ora al suo dovere di bonifica immediata dei terreni e della falda. E’ un dovere che non può essere rinviato dopo la vendita. La messa in sicurezza di emergenza va eseguita “ad horas”, questo si leggeva nella conferenza dei servizi cinque anni fa e continua ad essere scritto oggi. La Procura sa benissimo che siamo di fronte di un pericolo in atto, ad una contaminazione dei pozzi, ad un rischio di avvelenamento della catena alimentare, dato che si continua a coltivare attorno all’ILVA.



La Procura, il patteggiamento e la bonifica

La Procura lo sa benissimo perché lo abbiamo scritto in un documentato esposto consegnato ai carabinieri con una imponente mole di dati, chiesta al Ministero dell’Ambiente e all’Arpa, con tutti gli sforamenti della falda superficiale e della falda profonda. Di fronte a tali evidenze ha poco senso tutta la controversia se l’aria è più pulita, se il PM10 sfora o non sfora, se Taranto è come Roma. Esistono sforamenti accertati che attestano una gravissima contaminazione dei terreni profondi, delle acque sotterranee. E sarei veramente preoccupato se tutto proseguisse come se niente fosse pur di vendere al privato l’ILVA, nascondendo i veleni sotto il tappeto. Se questo avvenisse saremmo di fronte a clamorose omissioni in nome della Ragion di Stato.



E' venuto meno il pericolo sanitario?

Si è fatto un gran parlare di un venir meno del pericolo sanitario collegato alle emissioni dell’ILVA. Mi permetto di sottolineare che le sostanze cancerogene, neurotossiche e genotossiche emesse dall’ILVA non sono esenti da effetti sanitari, benché dimezzate. E’ come se un fumatore dimezzasse le sigarette e si sentisse tranquillo e fuori pericolo. Tanto più che le ispezioni ISPRA hanno evidenziato numerose criticità, dato che l’AIA non è stata applicata integralmente nonostante siano passati ben quattro anni nell’arco dei quali sia i Riva sia i commissari non sono riusciti a mettere a norma lo stabilimento, ad esempio i parchi minerali rimangono scoperti e la scoria liquida continua ad essere sversata all’aperto nel GRF, generando quei bagliori notturni simili ad esplosioni. Se lo Stato chiude un occhio su queste cose è come se chiudesse un occhio sulle auto che circolano con i copertoni lisci e senza cinture di sicurezza. Ho visto quattro anni di vacanza di legalità in questa nazione, quattro anni a cui non è sguita la legalità ma una legge che dichiara non perseguibile penalmente chi inquina se l’inquinamento è targato ILVA. Una cosa dell’altro mondo, che entrerà negli annali delle vergogne nazionali.



Lo Studio Forastiere 2016

Lo ha detto anche il presidente della Regione, Michele Emiliano, che ha presentato uno studio durissimo sulle criticità sanitarie a Taranto. Mi riferisco allo Studio Forastiere 2016 di fronte al quale il sindaco di Taranto ha dichiarato: se i dati sono veri chiudo l’ILVA. Lo studio aggiornato del dottor Francesco Forastiere (lo stesso che aveva fornito al GIP Todisco la perizia epidemiologica) è la novità del 2016. Questo aggiornamento, assieme alla scoperta che i Wind Days producono effetti sanitari avversi, costituisce un elemento solido che mette in relazione causale l’inquinamento industriale, la variazione della mortalità e dei ricoveri. Gli studi presentati a Roma dall’ISS (Istituto Superiore della Sanità) non scalfiscono minimamente lo studio Forastiere, che continua ad associare all’ILVA effetti sanitari avversi e quantificabili. Sono serviti solo a dare al sindaco di Taranto la scappatoia al sindaco di Taranto per non agire, salvo poi scoprire che il sindaco di Taranto ha consentito di continuare l’attività scolastica in un quartiere dove gli inquinanti causano disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione, documentati proprio dallo studio dell’ISS.



Difendere il Quoziente d'Intelligenza

Ma vi è una cosa che mi preme sottolineare, per concludere. E’ la necessità di avere a Taranto un sistema di formazione e di ricerca all’altezza della situazione. Se questa decontaminazione va fatta, se il piano B va lanciato, allora le scuole devono essere al centro della formazione di nuovi profili professionali e di nuove competenze collegate al Piano B. Il vero Piano B è la scuola e l’Università. E’ il capitale umano. Perché se per realizzare il Piano B Taranto dovesse rivolgersi a personale proveniente da altre regioni, vorrebbe dire che il sistema formativo ha fallito. Occorre partire subito con una conferenza dei dirigenti scolastici che vanno chiamati a collaborare, assieme ai docenti, alla stesura di un progetto di riconversione culturale e di potenziamento dell’offerta formativa, in armonia con la Legge Speciale per Taranto. Dopo le ricerche dell’Istituto Superiore (ISS) della Sanità che hanno accertato un danno cognitivo causato dall’inquinamento (nel quartiere Tamburi il Quoziente di Intelligenza è più basso per via dei contaminanti neurotossici) la scuola deve dare una risposta. Se prima abbiamo portato i ragazzi a visitare l’ILVA, è bene adesso portarli a visitare l’Europa, lì dove sono state fatte le ecoriconversioni. Dobbiamo offrire ai nostri ragazzi, lo dico da docente, l’apertura mentale e le competenze per renderli protagonisti del cambiamento.


www.tarantosociale.org

view post Posted: 2/1/2017, 18:14 LA VITA E' MIA - Sono incredulo e me ne vanto

DIECI ANNI SENZA PIERGIORGIO WELBY

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“Non lasciare che facciano di me un dio, sono solo un gabbiano e mi piace volare”


Così faceva dire Richard Bach al suo gabbiano Jonathan Livingston prima di andarsene. Questo è un ammonimento che ogni vero laico deve tenere a mente nel ricordare le figure che hanno significato molto nella lotta per il riconoscimento dei diritti umani e civili.

Piergiorgio Welby non è un “santo laico” come dicono gli integralisti con una brutta espressione, e di certo non era un dio. Era semplicemente un uomo che voleva smettere di soffrire e dato che questo significava morire lo accettava senza aver paura.

Lo ha fatto dopo che quello che sarebbe dovuto essere un suo diritto gli era stato negato. Diciamo “diritto” a ragion veduta, perché come insegna J. S. Mill “su se stesso, sul suo corpo e sulla sua mente l’individuo è sovrano”.

Lo ha fatto con l’aiuto di persone coraggiose come sua moglie Mina Welby e il Dott. Mario Riccio che è stato anche indagato per “omicidio del consenziente” a causa di alcuni ottusi individui, e poi assolto grazie ad individui più illuminati.

Lo ha fatto e per questo coloro che si fanno gran vanto della loro pietà ma la dimenticano sempre quando si parla di chi la pensa diversamente da loro, gli hanno negato un funerale nelle loro chiese quando è stato concesso a tutti i peggiori dittatori del mondo come Pinochet o Franco. Perché secondo la loro morale distorta dalla malafede è meno grave uccidere migliaia di persone che chiedere il diritto all’autodeterminazione.

Lo ha fatto dieci anni fa. E ancora oggi stiamo aspettando che i nostri politici, pavidi e quasi inutili, smettano di ascoltare le gerarchie sacre e ascoltino la costituzione (in particolare l’art. 32) e il popolo italiano (oltre il settanta percento è favorevole ad una legge sul fine vita che consenta anche l’interruzione di quelle cure come ventilazione, idratazione e alimentazione forzate).

Oggi Piergiorgio Welby non c’è più. Lui ce l’ha fatta a morire senza soffrire. Altri hanno scelto vie più dolorose, come Giovanni Nuvoli o Mario Monicelli o i tanti che senza nome e quindi senza titoli sui giornali che pongono fine alle loro sofferenze. Altri hanno avuto i soldi per andare in Svizzera come Lucio Magri, altri hanno avuto un padre come Beppino Englaro che si è sobbarcato il peso di diciassette anni di battaglie legali per far riconoscere il loro diritto.

Ma la politica nazionale è ancora ferma e titubante.

Dei comuni hanno istituito i registri dei testamenti biologici, dei notai si sono messi a disposizione per validare il testamento a prezzi bassi.

Ma adesso è ora che la questione venga sanata una volta per tutte.

So che sono nato e so che morirò.

Quello che c’è in mezzo mi appartiene.

Io sono mio
.” (Pearl Jam – I am mine).

Alessandro Chiometti

Presidente Ass. Cult. Civiltà Laica

www.civiltalaica.it

view post Posted: 21/12/2016, 13:36 Alessandro Robecchi - The others
La nuova narrazione: la spesa i video tutorial e la Play con i gattini

di Alessandro Robecchi

La terrificante profezia di Oscar Farinetti (“Dobbiamo tornare simpatici”) sta per compiersi. Matteo Renzi l’ha pure detto durante l’assemblea nazionale del Pd: “Siamo stati efficienti, ma non siamo stati empatici”. Dunque ora, davanti a una campagna elettorale che durerà mesi, si abbatterà su di noi un uragano di simpatia, una punizione così dura che non si ebbe nemmeno il coraggio di metterla tra le dieci piaghe d’Egitto. Il Fatto Quotidiano, in collaborazione con la Scuola Superiore di Ipnosi, è in grado di rivelare le nuove linee guida della narrazione renziana a cui narratori, comunicatori e guru dovranno attenersi fino alla vittoria finale.

Volto umano – Come ha detto Delrio in televisione, Matteo è molto cambiato, è umile e va a fare la spesa, e siccome da solo si annoia ci va coi fotografi di Chi, l’organo ideologico di casa Berlusconi. Dunque, ripartire dal quotidiano. Matteo che rimbocca le coperte ai figli, Matteo che sbaglia l’ammorbidente, Matteo che fa la maionese: diffondere e sostenere il nuovo volto di Matteo dovrà essere il nuovo corso della narrazione renziana. Però la faccia sperduta davanti agli scaffali dice tutto il suo sconcerto: da “un uomo solo al comando” a “un uomo solo al carrello”. Proprio lui, che aveva negato l’appoggio ad Anna Finocchiaro per la presidenza della Repubblica perché l’avevano beccata a far la spesa all’Ikea con la scorta che spingeva il carrello, beccandosi in risposta un “miserabile”, eccolo ora a concordare il servizio fotografico in versione massaio. Nemesi storica: ora lei fa la ministra al posto della Boschi buonanima, e lui fa la spesa con la faccia sperduta del “che ci faccio io qui”. Ma come che ci fa? Un servizio per Chi! La nuova narrazione dal volto umano. Seguirà lo speciale “Matteo appende una mensola” e il tutorial “Taglia il salame con Matteo Renzi”.

Gattini – Per gli addetti al web. Postare in rete molti gattini, che sono teneri e divertenti. Per il pubblico giovane: postare gattini che giocano alla playstation con Orfini, e vincono. Il gattino comunica dinamismo, simpatica follia, casa, focolare. Per convegni e dibattiti, cercare citazioni sul gattini: cosa diceva Max Weber? E Caetano Veloso? E Churchill? Sempre sui gattini, ovvio. Aggiungere a piacere frasi celebri che nessuno può controllare. Slide con tanti gattini che salvano le banche. Per la scuola: gattini tristi perché hanno i supplenti, gattini felici perché hanno il professore di ruolo.

Outfit operaio – Le fotografie del premier (ex) in visita alle fabbriche di amici e finanziatori con gli operai sorridenti accanto al padrone, vestiti alla perfezione in divisa, elmetto di sicurezza, tute intonse appena stirate, hanno fatto il loro tempo. Il nuovo corso della narrazione dovrà mostrare operai più credibili, magari mentre scartavetrano il gratta e vinci, bestemmiano contro il governo, parlano di calcio, bevono il prosecco,. Si consiglia di portare via il Segretario dopo il terzo prosecco, prima che gli scappi la frase: “Lo champagne di Marchionne era più buono”.

Giovani – I grandi traditori del nuovo corso renziano, i famosi giovani, non sono stati convinti, peccato. Mostrarsi con davanti un computer un iPhone e in mano può impressionare gli ottuagenari (uh, che diavoleria!), ma non uno che davanti a un computer sta seduto tutto il giorno per due lire. Dunque, il nuovo storytelling punterà molto sull’empatia: diffondere e ritwittare le immagini del Segretario che si fa un piercing. Nei tatuaggi, evitare frasi troppo roboanti (tipo “Mille asili in mille giorni” o “L’Expo è stato un grande successo”). Meglio i tatuaggi tribali, non necessariamente di antiche tribù aborigene toscane. Si consiglia ampia diffusione sui social network delle immagini del Segretario che arriva al Nazareno in skateboard.

Bufale – “Abbiamo perso sul web” (Renzi all’assemblea del Pd) è una mesta constatazione, ma anche un atto d’accusa verso chi mente, inventa post-verità e diffonde falsità in rete. Dunque evitare d’ora in poi la diffusione di bufale online, frasi come “Il sistema bancario italiano è solido” o “Abbiamo abolito il precariato”, battute che hanno fatto ridere quasi tutti. Sostituire gli slogan con fatti concreti, tipo i gattini, ecco.

Il blog di Alessandro Robecchi
view post Posted: 7/12/2016, 11:04 Vignette sinistre - Una risata li seppellirà

REFERENDUM RIVELATORE

Dopo aver ridotto la classe media alla fame,
massacrato sanità,
lavoro ed ogni genere di servizio sociale,
Matteo si stupisce della batosta.
Ciò significa che lui,
di quel che accade nel paese,
non se ne rende conto.


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Roberto Mangosi

view post Posted: 28/10/2016, 18:02 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

INQUINAMENTO, PEACELINK PRESENTA NUOVI DATI:

"A TARANTO É IN ATTO UN DISASTRO AMBIENTALE"


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"Taranto, il disastro ambientale tocca la falda profonda. Una miniera di sostanze cancerogene e neurotossiche emerge dai recenti carotaggi nell'area di stoccaggio Ilva". É la nuova denuncia di Peacelink.
A Taranto "è in atto un disastro ambientale ancora più profondo di quello fino a ora conosciuto.-rilevano Alessandro Marescotti, Fulvia Gravame e Luciano Manna- É un disastro che richiede un intervento urgente, previsto e imposto dalla legge a tutela dell'ambiente e della salute, prima che i veleni penetrino ancora più in profondità, scivolando fino al Mar Piccolo in forma devastante e irreversibile".
PeaceLink ha presentato i dati sulla contaminazione del terreno, della falda superficiale e della acque della falda profonda. "Si tratta della contaminazione riscontrata sotto i parchi minerali Ilva, aree che per anni - in assenza di una copertura - sono state bagnate senza considerare le conseguenze sulla falda, senza che ci fosse una impermeabilizzazione del suolo e senza un sistema di raccolta delle acque piovane", precisano.
Il fatto che nell'area del parco minerali Ilva siano stati superati i limiti di legge per la contaminazione della falda profonda "è un fatto gravissimo che richiede una messa in sicurezza d'emergenza non più rinviabile e a cui l'Ilva a gestione statale non può sottrarsi, anche perché a chiederglielo è lo stesso Ministero dell'Ambiente che in Conferenza dei Servizi ha diffidato l'Ilva a non sottrarsi alla messa in sicurezza d'emergenza per evitare il protrasi della contaminazione".
Il Ministero dell'Ambiente ha infatti dichiarato: "Si tratta di un vero e proprio obbligo di garanzia in virtù del quale non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo con tutte le conseguenze di legge”. Praticamente lo Stato intima ad un'azienda gestita dallo Stato stesso di non sottrarsi agli obblighi di messa in sicurezza d'emergenza e di non mettere in atto le stesse condotte e le stesse resistenze dei Riva.
Per Peacelink, "siamo di fronte ad un paradosso e a un'opportunità". Di qui l'urgenza di divulgare i dati di un disastro ambientale sotterraneo in atto, "destinato a peggiorare senza un intervento di messa in sicurezza d'emergenza del suolo e della falda".

PeaceLink ha pubblicato tutti i dati della contaminazione sul proprio sito all'indirizzo web
www.peacelink.it/ecologia/a/43706.html
In questa pagina trovate: una copiosa documentazione con i dati dei superamenti dei limiti di legge (riscontrati in particolare nelle analisi della falda); la relazione di Arpa Puglia; il dossier di PeaceLink (riassuntivo ed esplicativo della notevole mole di dati tecnici e degli esiti della Conferenza dei Servizi) presentato stamattina in conferenza stampa. In questo dossier vi è una dettagliata elencazione delle sostanze che hanno superato i limiti di legge sia nel terreno, sia nella falda superficiale sia nella falsa profonda sotto il parco minerali ILVA.
Tra le sostanze tossiche, neurotossiche e cancerogene che hanno superato i limiti di legge spiccano il cromo esavalente (cancerogeno) e il piombo (neurotossico e cancerogeno).

PeaceLink porterà i dati in Procura perché si individuino tutte le responsabilità di questo disastro ambientale sotterraneo.

http://cronachetarantine.it/index.php/prim...stro-ambientale

view post Posted: 9/10/2016, 09:59 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

Ecco il prezzo dell’acciaio sul mercato delle vite umane

di Giuseppe Aralla

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TARANTO – Quanto acciaio vale una vita? È una domanda che ci siamo posti tante volte in questi anni, presi dalla rabbia che spesso ci pervadeva leggendo i dati sull’incidenza dei tumori e sulla mortalità riguardanti Taranto. Un milione di tonnellate? E nel caso di un bambino? Tre milioni, quattro? Quesiti assurdi e tremendi. La vita non ha prezzo, è chiaro! Forse sarebbe stato più giusto chiederci che prezzo paghiamo all’acciaio?

In passato, nessuno poteva dirlo perché non esistevano studi certi che avessero messo in relazione livelli di produzione con la variazione di mortalità. Attraverso vari contributi (studio SENTIERI, Rapporti annuali sullo Stato della Popolazione della ASL, Registro Tumori), abbiamo scoperto che la città di Taranto mostrava, soprattutto in alcuni suoi quartieri, un eccesso di incidenza di patologie e mortalità, ma l’evidenza certa che le emissioni inquinanti dell’Ilva incidessero su questo dato nessuno l’aveva mai certificata con una pubblicazione scientifica.

Ora questo è scritto nero su bianco nel “Rapporto conclusivo dello Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla morbosità e mortalità della popolazione di Taranto” commissionato dalla Regione Puglia e coordinato dal dott. Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma 1, con il contributo di ASL TA, ARPA, ARES.

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Abbiamo intervistato il dott. Forastiere che ci ha confermato la vera novità emersa da questo studio: per la prima volta, viene messa in relazione la variazione della mortalità con la produttività del siderurgico. PM10 e SO2 (anidride solforosa) sono semplicemente degli indici di emissione che rispecchiano i livelli di produzione. Il dott. Forastiere ha specificato che lo studio è diviso in due parti. La prima analizza il periodo 1998-2014 e confronta la condizione di morbosità e mortalità tra i soggetti a rischio più alto (per residenza prolungata nelle zone più soggette a ricevere inquinanti o per occupazione) e quelli a rischio meno alto (residenti nei quartieri più lontani dall’Ilva).

I risultati evidenziano eccessi di morbosità e morbilità sia rispetto alla maggiore esposizione a PM10 che a SO2, con un danno più evidente per il secondo inquinante. La mortalità risulta significativamente maggiore nei soggetti più esposti, sia per tutte le cause, sia per quelle cardiovascolari, sia per i tumori. Patologie respiratorie, cardiocircolatorie e renali sono allo stesso modo più frequenti.

Nella seconda parte dello studio, per il periodo 2008-2014, sono stati poi estrapolati i dati di mortalità e relazionati alle emissioni di PM10 ed SO2. È stato scelto un arco di tempo caratterizzato da significativa variabilità della produzione Ilva. La produzione di acciaio ha subìto una crisi nel 2009, poi è notevolmente cresciuta fino al 2011 ed è tornata a scendere fino al 2014. Le curve delle variazioni di mortalità nei quartieri più a rischio, con particolare evidenza nel quartiere Tamburi, seguono quasi in parallelo la curva delle emissioni inquinanti e quindi della produzione di acciaio. Ecco la conferma del legame tra aumento di inquinamento e aumento di mortalità. Ciò che avevamo sempre supposto ha finalmente trovato una conferma scientifica.

Il dott. Forastiere ci suggerisce un’altra riflessione: lo studio mostra una minor influenza delle variazioni di produzione sull’incidenza di tumori nella popolazione. La latenza dei tumori è infatti generalmente lunga (dura anche decenni) e risente poco delle oscillazioni annuali delle emissioni inquinanti. Decisamente più rapida si è dimostrata, invece, la variazione dell’incidenza di malattie respiratorie. Questo significa che i miglioramenti ambientali incidono quasi immediatamente sulle patologie respiratorie. Da segnalare, inoltre, che lo studio ha tenuto conto dell’incidenza del fumov (dimostratasi ininfluente nel confronto tra gruppi) e degli aggiustamenti statistici dovuti dalle diverse condizioni socio-economiche.

Già presentato lo scorso 3 ottobre a Bari, alla presenza del governatore Michele Emiliano, oggi il rapporto è stato spiegato alla cittadinanza tarantina grazie all’iniziativa del consigliere regionale Gianni Liviano. Nella sede della “Città che vogliamo” si è svolto un incontro pubblico (a cui hanno partecipato alcuni coautori della pubblicazione) che ha stimolato un acceso confronto tra chi segue le vicende ambientali del capoluogo ionico. Presenti, tra gli altri, il presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto Cosimo Nume, il dott. Sante Minerba, dirigente della ASL di Taranto, la dott.ssa Antonella Mincuzzi, coordinatrice del Registro Tumori di Taranto, la dott.ssa Angela Morabito di Arpa Puglia. Assente, invece, la dott.ssa Barbara Valenzano del Dipartimento Ecologia Regione Puglia che aveva assicurato la sua presenza.

Il dott. Nume ha espresso il punto di vista del medico che normalmente, quando tenta di far guarire un paziente, cerca di un eliminare del tutto la causa del suo male. Il parallelo con ciò che dimostra lo studio è evidente. Ha poi ribadito la necessità di puntare ad un Polo oncologico tarantino che non risulti accorpato all’IRCCS di Bari. Il dott. Minerba ha esposto tutte le tappe che hanno contribuito, negli anni, alla conoscenza del danno ambientale e sanitario. I primi studi, molto meno elaborati degli attuali, risalgono agli anni ’70. Durante il lungo processo di organizzazione, la Asl ha dovuto formare competenze e professionalità in grado di affrontare analisi epidemiologiche.

La dott.ssa Morabito si è soffermata sulla metodica utilizzata da Arpa Puglia nello studio di coorte per elaborare un modello di dispersione e diffusione delle polveri sottili e dell’anidride solforosa che tenesse conto delle condizioni meteo e delle distanze dalle sorgenti inquinanti dalle aree oggetto dello studio (i territori di Taranto, Statte e Massafra). Il modello elaborato utilizzava i dati di emissione dichiarati da Ilva e riferiti all’anno 2010. Attraverso complesse elaborazioni, valutava le zone a più alta deposizione di inquinanti che coincidevano con alcuni quartieri: Tamburi, Paolo VI, parte del Borgo e di Statte.

È seguita l’illustrazione dei risultati dello studio da parte della dott.ssa Mincuzzi che ha chiarito gli aspetti principali dello studio di coorte già divulgati dal nostro sito. Un altro tassello si è aggiunto, quindi, alla comprensione del danno sanitario e ambientale causato dalla grande industria a Taranto. Speriamo che ciò non resti pura conoscenza, ma che aiuti chi gestisce il governo del territorio a decidere per il meglio. Non esistono più, ormai, alibi legati all’ignoranza del rischio sanitario.

www.inchiostroverde.it

view post Posted: 2/10/2016, 07:42 Edoardo Baraldi - Fuoriclasse

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Papa Francesco: "Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio.
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view post Posted: 23/9/2016, 18:00 Castigat ridendo mores - Una risata li seppellirà

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L'inizio dell'autunno accontenta
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Roberto Mangosi

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