Alla ricerca del forum perduto

Patrizia Todisco ti voglio bene!

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view post Posted on 1/12/2012, 13:23
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la serpe in seno al forumismo

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"Non esiste un costo, in termini di salute, sopportabile in uno Stato civile per le esigenze produttive e non è accettabile che il presente e il futuro dei bambini di Taranto sia segnato irrimediabilmente. Nessun ragionamento di carattere economico e produttivo dovrà e potrà mai mettere minimamente in dubbio questo concetto"
(Patrizia Todisco)


Fortunatamente c'è una donna
che in solitudine lavora affinché
l'ingiustizia dei morti per tumore a Taranto
sia ripagata con un po' di giustizia.
Grazie Patrizia!



Ilva, scontro sul decreto legge

'E' incompatibile con la salute'

Gip Todisco: stop è confermato


di Mimmo Mazza



TARANTO - L’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all’Ilva dal ministro Corrado Clini, e da ieri divenuta legge, non è fondata su studi o accertamenti tecnico-scientifici, e ha tempi di realizzazione incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela delle salute della popolazione e dei lavoratori, tutela che non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali. A demolire l’Aia, al centro del provvedimento d’urgenza adottato ieri dal governo Monti, è - nel provvedimento con il quale rigetta la richiesta di dissequestro degli impianti presentata il 20 novembre dal presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, il giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco che in 14 pagine non solo ha confermato il sequestro preventivo, senza facoltà d’uso, dell’area a caldo del siderurgico, ma probabilmente ha fornito anche la traccia che a Palazzo di giustizia si seguirà in merito al provvedimento salva-Ilva varato ieri dal governo. Il gip non usa mezzemisure. «Non esiste un costo, in termini di salute, sopportabile in uno Stato civile - si legge nel provvedimento - per le esigenze produttive e non è accettabile che il presente e il futuro dei bambini di Taranto sia segnato irrimediabilmente. Nessun ragionamento di carattere economico e produttivo dovrà e potrà mai mettere minimamente in dubbio questo concetto».

Secondo la dottoressa Todisco, l’Ilva aveva chiesto il dissequestro degli impianti perché aveva ottenuto l’Aia ma per a suo parere «il decreto di riesame dell’Aia, contrariamente a quanto sostenuto dai legali del gruppo Riva, non depenalizza né potrebbe scriminare il perpetuarsi delle condotte criminose in corso. Appare veramente assurdo motivare l’istanza di revoca con ragioni di natura economica. Sostanzialmente viene chiesto all’autorità giudiziaria di concorrere nella protrazione dell’attività criminosa, stante l’indiscussa sussistenza attuale delle emissioni fuggitive e diffuse, nocive per la salute delle persone». Il decreto «salva-Ilva» prevede che le misure cautelari reali non debbano impedire l’attuazione dell’Aia, e il gip replica, sempre indirettamente e peraltro alcune ore prima che il testo del decreto venisse licenziato, che «per adottare le misure previste dall’Aia sarebbe sufficiente una semplice richiesta all’autorità giudiziaria».

La dottoressa Todisco cita due articoli della Costituzione (il 32, sul diritto alla salute, e il 41, sull’iniziativa economica privata che non può recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana), facendo così affiorare i profili di anti-costituzionalità del decreto salva-Ilva e ricorda che «non soltanto l’adozione della nuova Aia non vale affatto a dimostrare che sia venuta meno la situazione di concreto e grave pericolo a fronte della quale è stato disposto il sequestro» ma si chiede come sia possibile «alle attuali condizioni e nell’attuale stato degli impianti in sequestro, continuare da subito l’attività produttiva, senza prima pretendere, a tutela dell’incolumità dei lavoratori e della popolazione locale, che siano realizzati gli interventi indispensabili per interrompere l’attività criminosa per la quale proprietà e management dell’Ilva sono agli arresti». E a Palazzo di giustizia i magistrati stanno già valutando di sollevare un’eccezione di incostituzionalità o un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato.

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view post Posted on 2/12/2012, 11:55
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vendola_nichi


Vendola: «Il decreto è uno schiaffo a Taranto»


BARI – “Ricaviamo quello che parrebbe essere il testo del decreto legge sull'Ilva da anticipazioni di stampa e sono purtroppo confermate le preoccupazioni che avevamo espresso al Tavolo istituzionale del 29 novembre”. Lo afferma in una nota il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, secondo cui “il governo interviene sul 'giudicato penale cautelarè e pretende di cancellare, senza dirlo espressamente, i provvedimenti giudiziari della magistratura tarantina”.

“La situazione di Taranto è grave e drammatica – aggiunge - ma il rischio è che essa si aggravi ancor di più per effetto di questo intervento legislativo che incide grandemente sull'equilibrio dei poteri e le regole del processo in corso. L'immediato futuro – conclude – ci dirà della solidità costituzionale del provvedimento varato ieri dal consiglio dei ministri, sulla quale molti avanzano serie perplessità”.

«Il decreto rischia di apparire uno schiaffo al 'bisogno di salutè di una città. Quel 'bisognò, sembra dire il decreto, può attendere. Prevale l’interesse nazionale alla produzione». È duro il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, sul decreto legge Ilva licenziato ieri dal governo.

«Francamente – spiega in una nota – non si può davvero capire come possano mantenersi in equilibrio industria e salute, se si autorizza la prima e non si presidia la seconda. Anche perchè l’incidente probatorio ha rivelato un quadro preoccupante degli effetti di alcuni inquinanti».

"Secondo l’articolato del decreto trapelato sulla stampa – aggiunge Vendola – pare che il governo non abbia ritenuto di accogliere la forte richiesta della Regione Puglia di aumentare i presidi di prevenzione sanitaria a Taranto. In questi mesi – spiega – abbiamo assistito ad un inconsueto andirivieni di ministri a Taranto, alcuni dei quali hanno manifestato in incontri pubblici le loro preoccupazioni in ordine alla salute dei tarantini. Ragioni di equilibrio politico e di rispetto nei confronti della comunità tarantina e pugliese - insiste – avrebbero dovuto imporre al governo di prevedere, nel decreto legge in cui si autorizza la produzione dell’acciaio, il rafforzamento immediato della sanità territoriale, riconoscendo a Taranto una specifica deroga ai vincoli del piano di rientro sanitario dal quale peraltro la Regione Puglia sta uscendo in questi giorni”.

“Nonostante le accorate insistenze condivise dalle istituzioni locali e da parte dei parlamentari pugliesi - continua il presidente -, nulla è accaduto”. Vendola ricorda anche come “la Regione Puglia sia intervenuta solitariamente più e più volte dal 2006 in poi per porre il problema dell’ inquinamento delle grandi fabbriche collocate a Taranto, ingaggiando in più di una occasione durissime prove di forza con i governi nazionali, anche perchè si evitasse di arrivare al dramma che è sotto gli occhi di tutti in questi giorni".

“Oggi, la stessa Regione – conclude – non si può sottrarre a rappresentare pubblicamente ciò che appare una pericolosa sottovalutazione del bisogno di salute dei tarantini, in primo luogo proprio dei lavoratori dell’Ilva, e cioè dei cittadini più esposti di tutti all’inquinamento. Confidiamo in un doveroso ripensamento da parte del governo ed eventualmente in un’opera di sostanziale correzione da parte del Parlamento”.

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Edited by impulsivo - 2/12/2012, 12:40
 
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view post Posted on 3/12/2012, 10:18
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"Prima di consentire all'Ilva di continuare a produrre bisogna avere la certezza che sia stata eliminata ogni fonte di pericolo per la salute della collettività"
(Maurizio Carbone, segretario dell'Associazione nazionale magistrati)
 
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view post Posted on 4/12/2012, 12:43
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IL 15 DICEMBRE LA CITTÀ IN MARCIA


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TARANTO - Il 15 dicembre città in marcia. Senza loghi e bandiere. Per Taranto libera. Si presenta così la manifestazione in programma tra due settimane e per la quale sono in corso i preparativi. Un evento che si preannuncia come oceanico e che si svolgerà sotto un unico slogan: Taranto Libera. La manifestazione è stata organizzata da ambientalisti e associazioni tarantine, che hanno deciso di mettere da parte ogni simbolo e marciare uniti per “l’ambiente, per il lavoro, per la salute, per il reddito: Taranto libera!”. Si è già costituito il “Comitato manifestazione 15 dicembre Taranto libera”.

L’assemblea del 21 novembre, per esempio, ha visto un’ampia partecipazione di cittadini che hanno deciso di indire per il 15 dicembre una grande manifestazione popolare a Taranto. Il comitato sta tenendo settimanalmente assemblee per mettere a punto tutti i dettagli organizzativi. Il gruppo promotore, che si è poi allargato ad una vasta porzione di cittadini e ambientalisti, è composto da: Cinzia Amorosino, Aldo Battista, Massimo Battista, Stefania Bellanova, Giovanni Berardi, Rita Bianchi, Pietro Caroli, Giovanni Carbotti, Paola Casieri, Giuseppe D’Aloia, Marco De Bartolomeo, Simona Fersini, Fulvia Gravame, Giuseppe Interno’, Ada Le Noci, Antonio Lenti, Alessandro Marescotti, Cinzia Mancini, Ezia Mitolo, Annamaria Moschetti, Marinella Monfredi, Piero Mottolese, Vanni Ninni, Virginia Pavone, Francesca Piccinni, Emiliano Ponzio, Cataldo Ranieri, Giuseppe Roberto, Virginia Rondinelli, Antonio Ruggiero, Antonio Russo, Marianeve Santoiemma, Mirko Zoriaco. Il percorso e lo svolgimento della manifestazione sono in fase di discussione ed elaborazione. Non ci saranno loghi nè bandiere. Al termine del corteo è stato previsto un concerto che durerà diverse ore, al quale parteciperanno, tra gli altri, anche i ragazzi di AUT - Artisti uniti per Taranto che interpreteranno la loro canzone Taranto Libera. Una manifestazione che sarà dunque priva di sigle, loghi e bandiere. L’evento è ancora in fase di costruzione. Gli organizzatori gradirebbero infatti che oltre a partecipare il giorno della manifestazione, si creassero dialoghi e confronti al fine di giungere a delle proposte da discutere insieme. L’invito è rivolto a tutte le parti in causa che hanno come problema comune l’Ilva di Taranto: cittadini, lavoratori, studenti, precari, commercianti, bambini, mamme, pensionati, ammalati, associazioni, comitati e movimenti. Una “manifestazione popolare”, così viene definita dagli organizzatori l’iniziativa che si inserisce in un momento delicato per la città e in un contesto in continua evoluzione.

www.tarantobuonasera.it

 
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Gilberte
view post Posted on 4/12/2012, 19:42




ecco questo articolo come anche qualche giornale su questa vicenda dovrebbe leggerlo qualche coglione che pensando di fare delle battute divertenti( divertenti per chi poi, è tutto da considerare..) pensa di scherzare su un argomento ignorando completamente come qui a Taranto, burlonare su un tema come l'inquinamento dell'Ilva abbia la stessa valenza di raccontare unan barzelletta tra amici.E lo sbigottimento della sottoscritta è che questa persona, continua a fraintendere la questione, dicendo che non era sua intenzione ferire perchè ignaro della situazione particolare.E' come se io scherzassi, ammettiamo, sulla tragedia del terremoto in Emilia o in Abruzzo adducendo poi la scusa che non sapessi nulla che quelle persone a cui io avevo indirizzato la mia battuta del cazzo, avessero perso tutto, casa e tutto.
E ancora più testa di quel posto dove il sole non batte, poichè continua a non rendersi minimamente conto del fenomeno generale( vedi terremoto) lesivo e drammatico in sè e per scolparsi, continua a guardare il particolare(vedi le persone).Se questa non è imbecillità, non saprei proprio come chiamarla.
 
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view post Posted on 7/12/2012, 08:50
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la serpe in seno al forumismo

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Gilberte ti ho risposto QUI.
 
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view post Posted on 7/12/2012, 18:23
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Quanti morti si possono accettare a Taranto per non danneggiare lo spread?

di Giorgio Cremaschi


Il decreto del governo salva Riva ha ottenuto un consenso di unità nazionale, compresi Camusso e Landini. Vediamo prima di tutto il fatto.
All'Ilva è in corso d'opera un grave reato contro la salute dei cittadini e dei lavoratori: la magistratura interviene per fermarlo e il governo interviene per fermare la magistratura. Questa la sostanza giuridica del decreto di cui speriamo la Corte Costituzionale rilevi la palese incostituzionalità: in un paese in cui tutta la classe politica si riempie la bocca delle parole regole e legalità, un decreto come questo si iscrive alla più pura tradizione berlusconiana di cambiare la legge per fermarne l'applicazione quando sono colpiti interessi potenti.

In questo caso si giustifica l'atto affermando che gli interessi in campo non sono quelli del padrone, ma dei lavoratori che rischiano il posto e del paese che rischia di perdere una azienda strategica. Naturalmente si afferma che la salute viene comunque salvaguardata e che quindi conflitto non c'è con l'iniziativa della magistratura, che viene invitata a capire.

Qui bisogna essere chiari: o la magistratura ha torto, il rischio non è così grave e la sua iniziativa è avventata, oppure ha ragione. Se la magistratura avesse torto le pubbliche istituzioni avrebbero dovuto affermarlo, cioè dire che non si muore di Ilva. A dir la verità il ministro Clini ci ha provato, ma è stato smentito da suoi stessi colleghi di governo e dalle strutture sanitarie. Gli stessi sindacati più vicini all'azienda non si sono mai sognati di smentire la gravità della minaccia alla salute. Anche l'azienda, soprattutto dopo le intercettazioni e le incriminazioni per corruzione, non smentisce più la gravità della situazione.

Dal momento che nessuno ha dunque sostenuto che non sia vero che di Ilva si muore, il decreto del governo che autorizza l'Ilva a produrre ALLE ATTUALI CONDIZIONI mentre si risana, evidentemente entra nel concetto di rischio necessario ed accettabile. Cioè un certo numero di malattie, infortuni, morti è un prezzo inevitabile da pagare se si vogliono salvare l'azienda e ventimila posti di lavoro.
D'altra parte, si obietta, all'ILVA si è sempre lavorato così e si possono ben spendere altri due anni pur di cambiare.
Questa obiezione, apparentemente di buon senso, è la più scandalosa. Anche con l'amianto c'è stato un intervallo di tempo dal momento in cui se ne scoprì tutta la nocività, a quello in cui se ne fermò definitivamente la produzione e l'uso. E i processi per strage colpiscono proprio quel periodo.
Alla Tyssen Krupp di Torino l'azienda è stata condannata per omicidio volontario proprio perché ha continuato a far lavorare quando le condizioni organizzative e ambientali non lo permettevano più.

È evidente dunque che nessun rischio è accettabile, soprattutto quando tale rischio per la salute dei cittadini e dei lavoratori è manifesto e conosciuto. Il principio fondamentale della tutela e della salute nell'organizzazione del lavoro è che quando un impianto o una produzione mettono chiaramente a rischio le persone, la produzione va fermata fino a che non vengano ripristinate o affermate le condizioni di sicurezza.
Se si rischia la salute non si lavora, questo è il principio che da anni, con ovvi conflitti anche con i lavoratori interessati, sostengono la medicina del lavoro, il diritto e la magistratura, il sindacalismo indipendente dalle aziende.
Perché allora all'ILVA si lavora nonostante il rischio?

La foglia di fico ideologica utilizzata dal decreto è che sia possibile continuare a produrre limitando al minimo i rischi. Ma questo è tecnicamente impossibile. Già due lavoratori sono morti da quando la magistratura è intervenuta. Uno ai treni merci e l'altro alle gru con la tromba d'aria. Nel primo caso i lavoratori si sono rifiutati di continuare a lavorare nel trasporto materiali se non venivano aumentati gli organici e definite rigorose condizioni di sicurezza. Hanno dovuto scioperare giorni e giorni perché ci fossero segnali in questa direzione da parte dell'azienda.

Oggi i lavoratori delle gru giustamente si rifiutano di salire su di esse perché non sanno quanto siano affidabili. Se si procedesse a una rigorosa ricognizione delle condizioni operative dell'ILVA rispetto ai parametri di sicurezza, una distesa di reparti dovrebbe essere fermata. La direzione Ilva ha sempre imposto una organizzazione del lavoro brutale e senza regole, fondata sulle minacce e sui provvedimenti disciplinari, dubito che sappia lavorare in altro modo. Il caos organizzativo con cui l'azienda ha risposto alle ordinanze della magistratura dimostra che non solo il rischio non diminuisce, ma che probabilmente aumenterà.

Per quanto riguarda poi l'emissione di fumi e polveri anche qui c'è un'enorme contraddizione nel decreto.
Se davvero Taranto deve continuare a produrre per alimentare gli stabilimenti ILVA del nord e rifornire di acciaio il sistema italiano, allora le emissioni di fumi e polveri continueranno, anzi come si è rilevato in questo periodo, saranno destinate ad aumentare. Questo perché o si produce davvero a marcia ridotta e allora l'acciaio per il nord verrà a mancare, oppure si dovranno stressare ancora di più gli impianti rimasti aperti per fare la produzione di quelli chiusi. Anche qui il rischio concreto è che i pericoli per la salute delle persone aumentino, anziché diminuire, nei due anni di licenza concessi dal governo a Riva.
Quindi o non è vero che si salva la produzione o non è vero che si salva la salute. E la magistratura viene esautorata proprio per impedire il rigore nelle scelte, per andare avanti alla giornata senza un vero controllo, senza alcuna chiarezza.

E' vero, una parte dei lavoratori soprattutto a Genova ha tirato un sospiro di sollievo con il decreto. Non si può criticarli visto che tutto il palazzo della politica e tutto il sindacato confederale aveva loro spiegato che finivano in mezzo ad una strada. Anzi la consapevolezza dei lavoratori Ilva in questi mesi è molto cresciuta, se si pensa che a luglio si scendeva in piazza per difendere l'azienda.
Chi invece non ha fatto passi avanti è stato il gruppo dirigente dei sindacati confederali, Cgil e Fiom comprese.
Una sola alternativa era possibile: si doveva chiedere l'immediato esproprio dell'azienda da parte del governo, un piano di sicurezza immediato, un piano strategico per il futuro: e la proprietà doveva pagare, cominciando con il garantire il reddito pieno a tutti i lavoratori.

La pubblicizzazione in questo caso non era certo una opzione socialista, ma assolutamente realistica, ed è stata proposta anche da quel noto sovversivo anticapitalista che è Carlo Debenedetti.
Il sindacato avrebbe dovuto partire dalla propria conoscenza della realtà del lavoro all'Ilva per costruire una posizione autonoma dal solito ricatto del padrone: o così o si chiude. Invece la fiom stessa non ha più sostenuto la posizione assunta a suo tempo a Pomigliano, allora anche contro la maggioranza dei lavoratori.

Così la gestione della fabbrica è tornata ad una proprietà pluriincriminata con latitanti in Florida e il rischio è che oggi si continui a perdere la salute per il lavoro e domani si perda anche il lavoro. Ma forse sta proprio qui la ragione vera del decreto. Prima del diritto al lavoro e di quello alla salute, per il governo Monti è stato necessario tutelare il diritto alla proprietà, sennò cosa avrebbero detto gli investitori internazionali.
Quanti morti in più si possono accettare a Taranto per non danneggiare lo spread?

In realtà non stupisce che un governo che pensa di affrontare la crisi del paese con la produttività del lavoro e le deroghe alle leggi e ai contratti, creda di risolvere così la crisi Ilva. Stupisce invece che Camusso e Landini non abbiano neppure tentato una strada diversa e abbiano ben accolto un decreto che rappresenta la prima grande applicazione di quel patto sulla produttività che non hanno firmato.

Tutto questo è la rappresentazione dello stato di degrado della nostra democrazia e della nostra stessa civiltà e dimostra che la nube di buone parole di cui si riempiono i talk show e le primarie non riesce neanche per un giorno a scacciare i fumi dell'Ilva.

temi.repubblica.it/micromega-online

 
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view post Posted on 10/12/2012, 19:54
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manifesto--400x300


Il giorno 3 dicembre 2012, dopo lunga e penosa malattia,

colpita a morte dal decreto "Salva Ilva" si è spenta la città di


TARANTO


Ne danno il triste annuncio la Costituzione Italiana, la Salute, il Diritto alla Vita

che, affranti, si uniscono al dolore dei bambini, delle madri,

dei mitilicoltori, degli operai, degli allevatori, dei disoccupati e dei cittadini tutti.




http://liberiepensanti.altervista.org/

www.lagazzettadelmezzogiorno.it/not...DNotizia=576032

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/12/...nto-48476964/1/



Edited by impulsivo - 11/12/2012, 10:38
 
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view post Posted on 12/12/2012, 11:28
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Ed eccoci serviti a noi tarantini!
Il governo dei tecnici vanifica per la seconda volta
le decisioni della magistratura
che aveva raccolto le pressanti e disperate richieste
di restituirci il diritto sacrosanto alla salute.
Schiacciati tra il ricatto occupazionale
e le ragioni di Stato e della produttività
noi tarantini dovremo continuare a morire.
La morte per i veleni dell’Ilva è cosa solo nostra,
intima e ineluttabile come un amaro destino.
Non riguarda né i Riva, né lo Stato.
L’egoismo vuole che si muoia e che lo si faccia in solitudine.


Ecco la notizia dal Fatto Quotidiano:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/11...oattivo/442871/
 
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view post Posted on 15/12/2012, 20:44
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Diecimila in piazza per "Taranto-libera": corteo e concerto contro il salva-Ilva

La manifestazione di cittadini e associazioni contro il decreto.
Tanti gli slogan: 'Ma quale profezia Maya. Noi ci ammazza l'Aia', 'Non siamo inClini a morire'.
Operai anche da Genova. Sul palco del concerto gli artisti che hanno realizzato l'inno ambientalista.

L'articolo completo qui: bari.repubblica.it


Ed ecco l'inno creato dagli AUT (Artisti Uniti per Taranto):

Video

 
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view post Posted on 17/12/2012, 16:47
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view post Posted on 22/12/2012, 16:09
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Lavoro o salute?

Quello che sta accadendo all’Ilva di Taranto lascia stupefatti anche in un paese dalle contraddizioni palmari come il nostro. La questione, ridotta ai termini più semplici, è in realtà molto chiara: in cambio del lavoro è giusto perdere la salute, il benessere, un ambiente integro e sano? Anche la risposta dovrebbe essere molto chiara, e, in un paese normale, sarebbe certamente no. Invece da noi la semplicità disarmante della questione viene incrostata da chiacchiere prive di senso e da considerazioni che esulano dai contenuti. A partire dagli anni Sessanta l’Italia costruiva il suo boom economico sulle autovetture e su uno sviluppo industriale che piazzava nei luoghi più incantevoli del nostro mare bombe ecologiche di una bruttezza disarmante. Porto Marghera vicino a quell’incanto di marmi che è Venezia, le acciaierie a Taranto e Piombino, le raffinerie a Ancona, Brindisi, Ragusa, gli impianti di Porto Torres, Termini Imerese, Manfredonia, Bagnoli...
Erano tempi in cui non si prevedeva il carico inquinante che questi impianti avrebbero portato, anche se, a partire dalla fine degli anni Settanta, qualche sospetto avrebbe dovuto farsi strada anche nelle menti ottenebrate dal profitto. La tragedia di Seveso segnava comunque uno spartiacque che rimase, però, ignorato. Anzi nacque in quei momenti un modo di porre la questione che ritroviamo oggi a proposito dell’Ilva di Taranto: se vuoi mantenere il posto di lavoro devi rinunciare alla salute e all’integrità ambientale. Ha pesato anche l’atteggiamento, bisogna pur dirlo, dei rappresentanti dei lavoratori che, invece di incrociare le braccia fino a che le condizioni di sicurezza e di salute non fossero state rispettate, hanno visto come problema i cittadini che cominciavano a protestare.
Invece di prendersela con quello che un tempo si chiamava il padrone, ci si è divisi dandogli la possibilità di non fare nulla per adeguare gli impianti e di appoggiarsi, anzi, alla protesta di chi aveva paura di perdere il lavoro.
Gli impianti che inquinano vanno chiusi e basta. Per legge chi inquina deve pagare: non deve esser caricato sulle spalle della comunità quello che è stato il prezzo che l’industria ha fatto pagare all’ambiente e alla salute. Sembra molto semplice, ma, invece, vediamo ancora le stesse scene tra chi si ammala di cancro fuori dalle fabbriche e chi si ammala dello stesso cancro dentro gli impianti. Quando sarebbe il caso di portare sul banco degli imputati chi per decenni ha lucrato profitti sulla nostra pelle e sul nostro ambiente.
Taranto era una città bellissima, incastonata in un ambiente straordinario (:() completamente distrutto da uno sviluppo (?) che non si è saputo adeguare alle norme più elementari di salute e ambiente. Prendersela con i giudici che hanno messo finalmente in luce questa contraddizione non serve a nulla. In tutto il mondo dove non riesci a garantire salute e qualità dell’ambiente o chiudi o ti riconverti. E la spesa è a carico di chi su quella contraddizione ha ricavato profitti immensi. Sarebbe bene iniziare a farlo anche nel nostro sfortunato paese.

Mario Tozzi

dalla rubrica: "un pianeta da difendere" del mensile "consumatori"
 
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view post Posted on 27/12/2012, 17:52
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Comunicato stampa
Decreto Ilva diventa legge. Strappo alla Costituzione. Wikipedia annotera' tutto
Le Procure non potranno non applicare il codice penale e il codice di procedura penale che non è stato modificato e che pertanto dovrà essere applicato in situazioni di pericolo per la salute pubblica
26 dicembre 2012 - Alessandro Marescotti (Presidente di Peacelink)



Anche il Senato ha convertito in legge il decreto da più parte definito "Salva-Ilva".

Seguendo a ruota la Camera, con una celerità inedita il Senato in un solo giorno ha votato una normativa che limita i poteri della magistratura in tutta Italia. Da ora in poi le procure non potranno più porre sotto sequestro gli impianti inquinanti degli stabilimenti di "interesse strategico nazionale". Da ora in poi il profitto e la ragion di Stato prevalgono sul diritto alla vita e alla salute, violando la Costituzione.

La Corte Costituzionale farà giustizia di tutto questo.

Nel frattempo questa violazione della Costituzione sarà inserita con oggettività nelle schede di Wikipedia dei parlamentari. Sarà un'inedita operazione di mediattivismo che stiamo proponendo sui social network.

Questa macchia rimarrà per sempre sul curriculum dei parlamentari implicati in questo voto dannoso per l'ambiente e la salute. A giudicare saranno in futuro gli elettori.

Un drappello di parlamentari radicali e dell'Italia dei Valori ha difeso le ragioni per cui abbiamo lottato.

Vogliamo ricordare come e perché si è arrivati a questo strappo alla Costituzione.

Il voto parlamentare serviva infatti a dissequestrare gli impianti che la Procura di Taranto aveva posto sotto sequestro in quanto reputati dannosi per la salute dei cittadini e dei lavoratori e per l'ambiente, sulla base di perizie della magistratura e di un incidente probatorio a cui avevano potuto partecipare anche i periti dell'Ilva. Sulla base di queste ricerche ambientali ed epidemiologiche si è appurato un eccesso di mortalità pari a trenta decessi annui, che gli esperti della Procura attribuiscono alle emissioni industriali.

Pertanto la Procura della Repubblica di Taranto aveva posto i sigilli sull'area a caldo dell'Ilva.

I risultati della perizia degli epidemiologi della Procura hanno fornito dati allarmanti, prima di tutto per i lavoratori dell'Ilva. Attesta fra gli operai un eccesso di mortalità per tumore allo stomaco (+107%), alla pleura (+71%), alla vescica (+69%), alla prostata (+50%). Per malattie non tumorali, registra un eccesso di malattie neurologiche (+64%) e cardiache (+14%). Fra gli impiegati vi sono eccessi di mortalità per tumore alla pleura (+135%) e dell'encefalo (+111%).

I periti traggono queste conclusioni: "Il quadro di compromissione dello stato di salute degli operai dell'industria siderurgica è confermato dall'analisi dei ricoveri ospedalieri con eccessi di ricoveri per cause tumorali, cardiovascolari e respiratorie".

La perizia epidemiologica commissionata dalla Procura di Taranto si conclude così: "L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte".

L'indifferenza morale di chi ha votato per il decreto del governo (e il comportamento dello stesso Presidente della Repubblica che lo ha firmato) costituiscono per noi motivo di grande sofferenza democratica.

Chi ha approvato norme contro la vita e la salute ha violato l'articolo 32 della Costituzione.

Ed è stato violato anche l'articolo 104 della Costituzione che garantisce l'autonomia e l'indipendenza della Magistratura.

Le Procure non potranno tuttavia non applicare il codice penale e il codice di procedura penale che non è stato modificato e che pertanto dovrà essere applicato in situazioni di pericolo per la salute pubblica.

Pertanto da ora in poi si verificheranno a ripetizione conflitti fra la magistratura e una legge incostituzionale che serve ai poteri forti come scudo per difendere in tutta Italia impianti inquinanti oltre ogni ragionevole evidenza.

Si apre un conflitto fra poteri dello stato dalle proporzioni incalcolabili.

Lotteremo perché questa normativa venga al più presto cancellata. Non sarà invece cancellata la macchia morale sul curriculum politico dei parlamentari che sono stati accondiscendenti. Questa macchia se la ritroveranno presto nella loro pagina di Wikipedia e già ora sui social network si stanno diffondendo con rapidità i loro nomi e le loro facce, a futura memoria, per gli elettori più attenti.

www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/37477.html
 
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view post Posted on 3/1/2013, 12:16
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la serpe in seno al forumismo

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Ilva, la procura solleva conflitto di attribuzione

Ricorso alla Consulta contro il decreto legge.


La procura di Taranto ha inviato alla Corte costituzionale un ricorso contro il decreto legge 207, il cosiddetto decreto 'salva Ilva', sollevando una questione di conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato.
Lo ha confermato il procuratore di Taranto, Franco Sebastio.
INDAGINI OSTACOLATE. Secondo i magistrati tarantini, riconsegnando gli impianti dell'area a caldo (sotto sequestro dal 26 luglio scorso) all'Ilva e permettendo allo stabilimento di tornare a produrre acciaio, il governo ha impedito l'esercizio dell'azione penale interferendo con un'indagine per disastro ambientale ancora in corso.
Sugli impianti, infatti, vigeva un sequestro con giudicato cautelare, ordinato dal gip Patrizia Todisco, confermato dal tribunale del riesame e contro il quale l'Ilva non ha mai proposto ricorso in Cassazione.
NUOVO RICORSO L'8 GENNAIO. Inoltre è previsto che il prossimo 8 gennaio l'Ilva faccia ricorso al riesame contro il sequestro del prodotto finito e semi-lavorato realizzato nei quattro mesi in cui gli impianti erano sequestrati e l'azienda non era autorizzata a produrre.
Il decreto legge n.207 del 3 dicembre 2012 prevede «disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale» e consente all'Ilva di continuare la produzione e commercializzare i prodotti finiti e semilavorati, anche prima dell'entrata in vigore del decreto legge, nonostante il sequestro giudiziario.
Se i giudici della Corte Costituzionale dovessero ritenere il ricorso ammissibile, questo andrebbe notificato all'altra parte, cioè al governo uscente, per poi fissare l'udienza in cui discuterlo.
SEBASTIO NON COMMENTA. Nel frattempo la legge sarebbe comunque efficace. «Il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Salva-Ilva è un atto dovuto a tutela della salute dei cittadini, dei lavoratori e in difesa della Costituzione», ha commentato intanto il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli.
Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, non ha invece voluto commentare: «Il ricorso? Era già stato preannunciato all'epoca», si è limitato a dire.
E a chi gli chiedeva se una volta pubblicata la legge sulla Gazzetta Ufficiale la procura possa sollevare anche eccezioni di incostituzionalità su alcune norme, Sebastio ha risposto: «Come è nostra abitudine noi non anticipiamo nulla, quando si prospetta la questione la valutiamo. Quando la legge sarà pubblicata la studieremo e se ci creerà motivi di perplessità agiremo».

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view post Posted on 4/1/2013, 19:03
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Ilva, disinformazione al veleno contro il gip Todisco

TARANTO – Certa stampa non resiste proprio alla tentazione di attaccare le toghe. Spesso lo fa a sproposito. Basta leggere cosa riporta il sito de “Il Foglio”, giornale diretto da Giuliano Ferrara: “Mentre le toghe più scintillanti d’Italia si buttano in politica c’è un magistrato, a Taranto, che (ancora) non ha deciso di candidarsi. Ma troverebbe la propria casa ideale tra i Verdi o tra i militanti vendoliani di Sel. E’ Patrizia Todisco, magistrato della procura di Taranto, che ha presentato alla Corte costituzionale un ricorso per conflitto di attribuzione fra poteri dello stato contro il decreto legge del governo che legifera sui temi ambientali, consentendo all’Ilva di operare con i suoi altiforni a condizione che rispetti le nuove regole che esso stabilisce” (www.ilfoglio.it/soloqui/16361).

Ai nostri (sempre attenti) lettori non sarà sfuggita la grossa inesattezza contenuta in queste righe: non è stato il gip Todisco a presentare il ricorso, ma il pool di magistrati (tutte toghe verdi, rosse o arancioni?) della Procura di Taranto che indaga sull’inquinamento prodotto dall’Ilva. Lascia senza parole questo attacco alla Todisco che viene tirata in ballo senza alcun senso, solo al fine di screditare lei e ciò che rappresenta: la giustizia. Inutile soffermarsi, poi, su ipotesi degne della più assurda fantapolitica. Abbiamo già provveduto ad inviare una mail al direttore Ferrara e alla sua redazione per far notare il passo falso compiuto. Attendiamo risposta.

Alessandra Congedo

Fonte: www.inchiostroverde.it
 
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