Alla ricerca del forum perduto

Posts written by Arzak

view post Posted: 11/2/2023, 10:33 Spigolature laiche - Sono incredulo e me ne vanto

Clericali di destra e relativisti di sinistra contro la laicità di MicroMega

Una posizione coerentemente laica come quella della nostra rivista, che mette in discussione
il portato misogino, patriarcale e autoritario di tutte le religioni, attira critiche da destra e da sinistra.


di Cinzia Sciuto

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Nei giorni scorsi due articoli che abbiamo pubblicato sul nostro sito hanno suscitato molte reazioni, sui social e su alcuni giornali. Si tratta di un articolo di Alessandro Giacomini (e non Gabriele, come lo chiama su Libero Renato Farina, al quale segnaliamo anche per amore di precisione che il pezzo in questione è uscito sul sito e non sul volume cartaceo come egli erroneamente afferma) in cui, in punta di diritto, si sostiene che il battesimo ai minori è una violazione dei diritti dei bambini, e di un contributo di Giuliana Sgrena che sottolinea le contraddizioni insite nel cosiddetto Hijab Day, la giornata indetta qualche anno fa da alcune attiviste musulmane per promuovere il velo come scelta di libertà. Le reazioni ai due articoli sono arrivate rispettivamente dal milieu clericale di destra che ha accusato MicroMega di attentare alle radici cristiane della nostra cultura, di fare una “campagna contro i cristiani” (Libero) o addirittura una “resistenza contro i cristiani” (Il Secolo d’Italia), e da quello relativista di sinistra che soprattutto su Instagram ci ha accusato (sintetizzo) di suprematismo bianco occidentale.

Sorvoliamo sul fatto che, specie nel caso dell’articolo di Giuliana Sgrena, la stragrande maggioranza dei commenti palesava il fatto che chi scriveva non aveva neanche letto integralmente il testo in questione come anche sul livello infimo di alcune osservazioni rivolte all’autrice (che fra le diverse colpe avrebbe quella di essere bianca e settantenne: la sua storia, le sue idee, le sue battaglie niente contano evidentemente di fronte alla sua identità cristallizzata), queste reazioni ci confermano quanto sia straordinariamente necessaria una battaglia per una laicità intransigente e radicale, che metta in discussione il potere patriarcale (che guarda caso è quello che si esercita principalmente su donne e bambini) qualunque veste religiosa esso prenda.

L’aspetto più interessante di queste critiche è la loro totale autoreferenzialità e l’incapacità (o la maliziosa non volontà) di mettere in relazione questi articoli fra di loro e inserirli nella più ampia battaglia per la laicità che MicroMega porta coerentemente avanti a 360 gradi da quasi quarant’anni. Si prendano per esempio diversi commenti all’articolo di Giuliana Sgrena su Instagram che sostanzialmente dicono “ma perché ve la prendete con il velo musulmano e non con il velo delle suore?”. Ora, oltre al fatto che l’argomento “e allora il Pd?” è di per sé molto debole, queste osservazioni mostrano la completa ignoranza del contesto nel quale MicroMega muove le sue critiche. Un veloce giro nella sezione “Laicità o barbarie” del nostro sito avrebbe dissipato ogni dubbio in questi lettori: sono quarant’anni che MicroMega si occupa della Chiesa cattolica e dei suoi vari strumenti di esercizio del potere, sui religiosi e sulla società tutta (dal battesimo, appunto, fino al modo in cui sono gestiti i seminari, passando per l’ora di religione, l’8 per mille, il Concordato e via clericando). Così come da destra evocare lo spauracchio della messa in discussione delle “nostre radici” e di una campagna “contro i cristiani” serve a non rispondere nel merito alle critiche di MicroMega che mai sono rivolte ai credenti di qualunque religione ma sempre ai sistemi di potere che ogni religione rappresenta e che si perpetuano tramite riti (battesimo), simboli (velo) e altri meccanismi più o meno palesi.

Naturalmente prendere sul serio le posizioni di MicroMega smonterebbe il giochino polemico, perché non sarebbe più possibile da parte della destra conservatrice accusarla di “campagne contro i cristiani” né da parte della sinistra relativista di “suprematismo bianco occidentale” (che è quello semmai incarnato proprio dai nostri critici da destra). Ma cari amici clericali di destra e relativisti di sinistra, fatevene una ragione: MicroMega è e continuerà ad essere sempre per la laicità, senza se e senza ma.

www.micromega.net

view post Posted: 23/11/2021, 17:49 Quel gran genio di Michele Serra! - Cultura
Un rischio da non correre

C'è chi rischia la pelle per fare il reporter su un fronte di guerra. Molti giornalisti e fotografi (pagati sempre peggio, tra l'altro) lo fanno. Ma rischiare la propria incolumità per seguire una manifestazione No Vax, ha senso?

Me lo sono chiesto dopo l'ennesimo pestaggio di una giornalista (Selvaggia Lucarelli: solidarietà a lei) aggredita da un energumeno in una piazza No Vax. E non è una domanda retorica: è una domanda funzionale, riguarda lo scopo stesso dell'informazione, che è cercare di capire meglio la realtà, i problemi, i conflitti.

La guerra si può raccontare. Il suo orribile farsi ha comunque una logica, ragioni economiche, religiose, ideologiche, politiche, tribali armano gli uomini. Mettere a fuoco quelle ragioni serve a capire per quali cause migliaia di persone uccidono e muoiono. Se la guerra è uno dei motori della storia - e purtroppo lo è - bisogna guardarla in faccia. Dunque scapicollarsi in Afghanistan, in Crimea, nel Corno d'Africa, nel Kurdistan, è un rischio che vale la pena correre.

Ma andare al Circo Massimo per sentirsi sputare e insultare da alcuni ossessi, e poi colpire al volto da uno di costoro, a che serve? Le frasi urlate sono le stesse ripetute all'infinito sui social, la dittatura sanitaria e bla-bla, le sappiamo già a memoria, niente di utile, di nuovo, di specialmente efferato o specialmente demente può essere aggiunto.

Per cogliere che cosa muove nel profondo il fenomeno No Vax, e per dimostrare ascolto e rispetto ai suoi infelici attori, non servono giornalisti, servono psichiatri e psicologi. Un esercito di psichiatri e psicologi. Così almeno la dittatura sanitaria, tanto evocata, avrebbe una sua evidenza.


(Michele Serra)
view post Posted: 10/11/2021, 11:13 Notiziario dei bambini - Società, Scienza e Tecnologia

Non è colpa di Squid Game.

Come proteggere i bambini dai pericoli della Rete

di Simone Cosimi

Non bisogna concentrarsi solo sull'allarme emulazione della serie tv del momento:
online ci sono furti d'identità, truffe, bullismo, odio e pedopornografia.
Rispetto al passato, però, le piattaforme offrono funzioni di controllo,
dal Family Link di Google al Collegamento familiare di TikTok



Secondo i dati dell'indagine EU Kids online 2020 è a dieci anni che i bambini finiscono col possedere per la prima volta uno smartphone tutto per loro. Ma la realtà è che utilizzano dispositivi e strumenti di ogni genere, dei genitori, di amici e amiche o di sorelle e fratelli, fin dai primi anni d'età, e appunto non sempre sotto la (spesso svogliata) sorveglianza degli adulti. Attraverso quegli strumenti si immergono nelle mode del momento - basti pensare alla sanguinosa e surreale serie tv sudcoreana "Squid Game" e all'ingiustificato allarme emulazione, che ritorna puntualmente quando i problemi sono invece altri - e iniziano a costruire la propria identità in un continuo gioco di sovrapposizione, fra realtà fisica e digitale.

Un sondaggio condotto da Kaspersky in collaborazione con Educazione Digitale, una piattaforma didattica per gli insegnanti, su 1.833 bimbi tra i 5 e i 10 anni spiega che solo il 25% degli intervistati mette da parte il dispositivo quando è in compagnia, per giocare con gli amici senza distrazioni. Basta osservarli, ad esempio, quando sono in gruppo: smartphone e altri dispositivi sono la porta d'accesso alla comunità locale e alle passioni globali, agli equilibri di comunità e alle tendenze planetarie.

Competenza non vuol dire sicurezza

Competenza tecnologica non significa però sicurezza. Sempre dall'indagine si scopre ad esempio che i bambini spesso non hanno una piena consapevolezza delle possibili conseguenze delle azioni commesse online e dei rischi che ne derivano. Un esempio banale? Il 40% ha affermato che risponderebbero tranquillamente alle domande personali del tipo "dove abiti", "dove vai a scuola" o "che lavoro fanno i tuoi genitori", rendendosi di fatto facilmente individuabile nella vita quotidiana. Numeri significativi, se si considera che il 97% degli adolescenti di 15-17 anni usa ogni giorno lo smartphone, così come il 51% dei bambini di 9-10 anni.

Non a caso, nel corso del tempo è cresciuto in modo significativo il numero di bambini e ragazzi tra i 9 e i 17 anni che hanno vissuto in rete e sui social network esperienze che li hanno turbati o fatti sentire a disagio: si è saliti dal 6% del 2013 al 13% del 2017 secondo Eu Kids online, con numeri da vedere evidentemente al rialzo nell'ultimo quinquennio. Parliamo di contenuti del tutto fuori target, razzisti, divisivi e ricchi di contenuti d'odio, pornografia, sexting che spesso sfocia nelle cosiddette "sex extortion", e l'onnipresente bullismo, che colpisce soprattutto le ragazze e i più piccoli.

I genitori devono "sporcarsi le mani"

Se da una parte più tempo si trascorre online più si rischia, dall'altra è altrettanto vero che anche le competenze (non solo tecnologiche ma di contesto e appropriatezza, di prudenza e saggezza, tutte categorie immateriali che qualcuno deve insegnare con l'esempio e con la guida) aumentano. Capacità critiche che consentano di distinguere fonti e notizie vere da quelle false, abilità nel proteggere appropriatamente i contenuti personali e impostare sistemi di verifica dell'identità sicuri (ad esempio sistemi a due fattori), gestione senza ansie e stress di eventuali crisi e attacchi online: sono capacità che, appunto, maturano nel tempo. E sulle quali educatori e genitori dovrebbero insistere fin dall'inizio, "sporcandosi le mani" con i figli o i bambini che sono sotto la loro responsabilità.

Come? Non solo affiancandoli durante le sessioni online, per esempio quando esordiscono su piattaforme che non conoscono, ma anche studiandole e approfondendole per proprio conto. TikTok, YouTube, Instagram, Twitch, Snapchat e molte altre cambiano infatti di mese in mese, accolgono nuove funzionalità e arricchiscono ciò che si può fare: chi non si colleghi per tre mesi potrebbe per esempio non sapersi più orientare. Per questo è necessario trascorrerci del tempo da soli per cercare di capire, prima che accadano, quali sono i punti deboli e i rischi in cui un ragazzo o una ragazza potranno incappare. Ma farsi anche spiegare dal proprio figlio le novità, tentando di rafforzare un patto di fiducia.

Studiare gli strumenti delle piattaforme

Non solo: accompagnare il proprio figlio online significa anche acquisire ulteriori competenze utili. Spesso, infatti, si punta il dito sulle piattaforme che tuttavia ormai da tempo, e in particolare nel corso dell'ultimo anno grazie alle indagini del Garante della privacy italiano, offrono numerosi strumenti per controllare la presenza online dei più piccoli, stabilire i tempi di utilizzo, approvare le applicazioni che intendono scaricare, impostare filtri sempre più granulari su quali contenuti visualizzare (ad esempio su YouTube o TikTok), vietare all'account di comunicare con estranei o adulti attraverso la messaggistica interna delle applicazioni (accade per esempio su TikTok), impostare account privati di default fino a una certa età. D'altronde in Italia la soglia minima per poter accedere a questi servizi è stata stabilita in 14 anni recependo, qualche anno fa, il Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati personali. Ma sappiamo bene, e appunto le richieste del garante lo hanno messo in evidenza, che i social network sono pieni di bambini. E che nessuno li protegge.

Dalle infinite funzioni dell'universo Family Link di Google, per orchestrare al meglio tutte le piattaforme di Big G, fino al Safety Center di TikTok, ricco di consigli e indicazioni per approfondire i controlli dedicati alla sicurezza e alla privacy - dalla modalità con restrizioni al collegamento familiare - gli strumenti sono appunto moltissimi. Vanno approfonditi, bisogna spendere tempo nella loro calibrazione, bisogna soprattutto stringere un accordo con i propri figli verso un percorso di progressiva emancipazione dal controllo che terminerà in una libertà consapevole sempre più ampia.

Genitori ed educatori devono portare competenze relazionali, certo, ma non possono presentarsi sguarniti all'appuntamento. Servono anche delle conoscenze tecniche: ormai non implementarle è solo questione di scelta, visti i percorsi, i contenuti e appunto i tool messi a disposizione degli adulti per capire e intervenire per tempo sugli effetti collaterali degli ambienti digitali da una parte e dall'abuso del dispositivo dall'altra.

NeoConnessi, il progetto di WindTre

Anche WindTre ha progettato un percorso di questo genere: si chiama NeoConnessi ed è una piattaforma pensata per accompagnare scuole e famiglie nel momento delicato in cui i bambini si trovano per la prima volta a possedere uno smartphone o un tablet e a navigare in autonomia. Tante le risorse a disposizione: un kit didattico per le scuole, un corso di formazione per i docenti, un magazine e un gruppo Facebook per i genitori ricco di articoli, approfondimenti, indicazioni tecniche di prevenzione e sicurezza, modelli di comportamento che tengono conto della relazione tra controllo e fiducia, iniziative online e offline. E il nuovo NeoConnessi Senior dedicato ai nonni, per spiegare in modo semplice e accessibile a tutti come imparare a utilizzare lo smartphone, la rete e le tecnologie digitali in sicurezza. Insomma, gli strumenti per aiutare e accompagnare i ragazzi in un'esperienza sicura sono sempre più numerosi: basta volerli usare.

www.repubblica.it

view post Posted: 11/10/2021, 11:32 Lo ha detto proprio lui/lei - Politica
“Io sindaco di Roma? Neanche morto. Mi piace fare altre cose. Devo essere chiaro: se utilizzassi il lavoro fatto per il tavolo su Roma per candidarmi a sindaco di Roma sarei un cialtrone e non lo farò"
(s'una cosa è stato di parola: non sarà sindaco di Roma, ndr)

(Così rispondeva ai giornalisti Carlo Calenda nel 2018 quando era Ministro dello Sviluppo economico)
view post Posted: 24/9/2021, 15:42 Edoardo Baraldi - Fuoriclasse

LA TRATTATIVA

C’è la mafia ma non lo Stato.
I giudici demoliscono la trattativa.

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www.flickr.com/photos/edoardobaraldi/51511254709/

view post Posted: 11/7/2021, 11:46 L'Inno di Mameli - Cultura
Fratelli d’Italia…

(Ma chi? La Meloni? Quella degli scudi umani? Scherzi vero?)

L’Italia s’è desta…

(Sì, domani! Con Renzi che regge il moccolo alla destra. Andiamo bene!)

Dell’elmo di Scipio…

(Così, a occhio, questo Scipio mi ricorda Grillo, l’eletto in mutande.)

S’è cinta la testa…

(Ecco, la testa. Proprio quella cambierei a metà degli italiani.)

Dov’è la vittoria…

(Ma quale vittoria! L’hai vista la faccia di Letta?)

Le porga la chioma…

(Io tutt’al più ti posso porgere la mascherina usata di ieri.)

Ché schiava di Roma…

(Buoni quelli di Roma! A discutere col culo al caldo son buoni tutti.)

Iddio la creò.

(Aboliamo il Concordato e non se ne parli più!)

GOOOLLLLL!!!

ECCO, ABBIAMO FINITO DI RAGIONARE!

:Felix.gif:
view post Posted: 11/7/2021, 11:42 Quel gran genio di Michele Serra! - Cultura
Dove finiremo signora mia

Se il divorzio diventa legale, un minuto dopo vostro marito scappa di casa con una ballerina.
Ai tempi di quella memorabile campagna politica (era il 1974), argomenti di questo calibro erano adoperati spesso e volentieri dalla propaganda antidivorzista. Non è cambiato molto, in mezzo secolo, se una gentile signora, garante per l’infanzia della Regione Umbria, annuncia che se passa la legge Zan, gli italiani si dedicheranno alla poligamia, all’incesto, al sesso con i bambini, con gli animali e perfino “con le cose”. Pratica, quest’ultima, che meriterebbe un approfondimento tecnico-scientifico.
L’idea è sempre la stessa: se apri uno spiraglio alla libertà, quella ti distrugge la casa. La libertà è disordine, e dunque bisogna mantenere l’ordine.
A questa idea, che è fondamento del pensiero reazionario, si può dare una veste paranoica, rendendosi ridicoli, ed è il caso della signora umbra. Oppure una veste più conciliante, e direi più civile, invitando alla prudenza: è la distinzione tra i reazionari, tendenzialmente fuori di testa, e i conservatori, che spesso hanno qualcosa di intelligente da dire.
Entrambe le categorie, però, reazionari e conservatori, tendono a omettere un elemento decisivo: il caos era già compreso, eccome, nel precedente ordine. Idealizzare il passato significa barare al gioco. L’incesto, la violenza sessuale, l’abuso dei minori, nonché la discriminazione e l’odio per chi non è conforme ai canoni previsti, non sono stati introdotti da alcuna legge. Ci sono sempre stati. Sono la faccia oscura della vita. Non possono essere espunti dal catalogo delle cose umane, che è virtuoso e infame al tempo stesso. Perfino il sesso “con le cose”, signora mia, non ci crederà, ma è roba vecchia.

(Michele Serra)
view post Posted: 28/6/2021, 09:54 COVID-19 - Società, Scienza e Tecnologia

Vaccino Covid, gli effetti collaterali:

dolore al braccio, febbre, mal di testa.

Perché vengono e quanto durano?

Nove disturbi su dieci sono lievi o moderati,
dovuti all’attivazione del sistema immunitario
e al conseguente stato infiammatorio:
ecco quanto durano, di norma


di Laura Cuppini


Gli «effetti collaterali» dei vaccini Covid sono oggetto della massima attenzione: da parte delle aziende produttrici, della Farmacovigilanza e delle Agenzie regolatorie, ma soprattutto da parte di chi si è vaccinato o deve ancora farlo.

Facciamo un passo indietro: in Italia sono attualmente autorizzati e utilizzati quattro vaccini, due basati sulla tecnologia dell’Rna messaggero (Comirnaty di Pfizer/BioNTech e Moderna) e due sull’uso di un vettore virale (Vaxzevria di AstraZeneca e Janssen di Johnson & Johnson).

Sono state somministrate quasi 50 milioni di dosi e oltre 17 milioni di italiani sopra i 12 anni (32,5% della popolazione) hanno completato il ciclo.

Il vaccino più utilizzato (non ché il primo ad essere stato approvato) è Pfizer, con 37 milioni di dosi consegnate; seguono AstraZeneca (10 milioni di dosi), Moderna (5 milioni) e Janssen (quasi 2 milioni).

La prima dose di AstraZeneca, la seconda dose di Pfizer e Moderna

Nell’ultimo Rapporto sulla farmacovigilanza, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) parla di 204 segnalazioni di eventi avversi ogni 100mila dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla gravità del disturbo.

I più comuni sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea: risultano più frequenti dopo la seconda dose dei vaccini a mRna e dopo la prima dose di AstraZeneca.

A quest’ultimo vaccino sono correlati anche i rarissimi casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica (1 caso ogni 100mila prime dosi somministrate, nessun caso dopo la seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni, che hanno spinto il Ministero della Salute a decidere di non utilizzare AstraZeneca in alcune fasce d’età. Sul vaccino Janssen non sono stati ancora raccolti sufficienti dati.

Il giorno stesso la vaccinazione (e il giorno dopo)

Per quanto riguarda gli eventi lievi-moderati e quindi non gravi — che sono il 90% del totale — la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (83%) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente l’evento si è verificato oltre le 48 ore successive.

Dopo i vaccini a mRna — Pfizer e Moderna —, le reazioni più frequenti sono febbre, dolore al braccio, stanchezza/debolezza, brividi e malessere generale.

Cambiano di poco gli effetti dei vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Janssen): febbre, stanchezza/debolezza, brividi e dolore in sede di iniezione.

Molte donne hanno segnalato irregolarità nel ciclo mestruale dopo la vaccinazione, ma ad oggi non ci sono prove scientifiche che i due fenomeni possano essere collegati.

Prendiamo in esame due effetti molto comuni (febbre e male al braccio) e un terzo, particolarmente fastidioso: il mal di testa acuto e persistente.

Perché si sente male al braccio dopo l’iniezione?

Perché dopo l’iniezione il braccio può essere gonfio, dolorante, arrossato?

C’è anche chi avverte dei formicolii.

Prima di tutto va detto che il dolore al braccio — più comune con i vaccini a mRna, cioè Pfizer e Moderna — non viene percepito da tutti ed è comune anche ad altri vaccini non-Covid.

Può svilupparsi qualche ora dopo l’iniezione e durare alcune ore o giorni: è dovuto all’attivazione del sistema immunitario.

L’intensità di questa attivazione può dipendere da vari fattori: età, sesso, stress.

In alcuni soggetti lo stato infiammatorio è più marcato, ma ciò non significa che siano più protetti di altri che dopo l’iniezione sono stati bene.

A volte il dolore al braccio si associa a un rigonfiamento dei linfonodi nell’area dell’ascella, che può durare alcuni giorni.

Tutte queste reazioni — è bene sottolinearlo — sono assolutamente normali e non preoccupanti.

Così come l’arrossamento e il gonfiore (segnalato in particolare dopo il vaccino Moderna), dovuti a un temporaneo aumento dell’afflusso di sangue. In uno studio americano è stata esaminata una peculiare reazione cutanea che può verificarsi dopo la vaccinazione con Moderna: una eruzione pruriginosa, a volte dolorosa, che dura in media 5 giorni.

L’area dell’iniezione non va massaggiata, se il dolore è forte si può applicare del ghiaccio o consultare il proprio medico di famiglia.

Perché viene la febbre?

L’infiammazione può non limitarsi al braccio sede dell’iniezione ed espandersi ad altre parti del corpo, causando in primo luogo un aumento della temperatura (febbre) e dolori diffusi.

Come detto, la febbre si manifesta principalmente dopo la prima dose nei vaccini a vettore virale e dopo la seconda nei vaccini a mRna.

Solitamente si presenta entro due giorni dal vaccino, e scompare nel giro di 48 ore.

In caso di forte malessere, sentendo il parere del proprio medico, si può prendere paracetamolo o ibuprofene (quest’ultimo non è indicato in gravidanza).

Perché viene il mal di testa

Un dolore alla testa acuto e persistente dopo la vaccinazione non deve preoccupare, eventualmente — consultando il proprio medico — si può prendere un antidolorifico.

Ci sono invece dei rari casi in cui il mal di testa deve allertare, ma sono facilmente riconoscibili.

Il mal di testa causato dalla trombosi cerebrale è peculiare: lancinante e accompagnato da sintomi neurologici (difficoltà a muoversi e/o parlare, visione doppia).

Anche nella trombosi alle vene dell’addome (sede atipica), si percepisce un dolore estremamente intenso nella parte colpita.

Se si presenta uno di questi sintomi gravi — per i quali esiste una cura — bisogna rivolgersi immediatamente al medico di famiglia e, se non si riesce a contattarlo, è bene chiamare il numero di emergenza (112).

In generale è importante segnalare qualunque sospetta reazione avversa post vaccino, per esempio attraverso il sito www.vigifarmaco.it.


www.corriere.it

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