Taranto, i tesori ritrovati della città antica
debuttano nel nuovo museo archeologico
Sabato l'inaugurazione del Marta, da domenica le visite per il pubblico.
Il soprintendente Luigi La Rocca: "Da scoprire reperti mai visti prima"
di Antonio Di Giacomo
C'è un'altra Taranto che aspetta di essere (ri)scoperta con la riapertura, da domenica al pubblico, del
Museo nazionale archeologico. Ad attendere i visitatori - dopo l'inaugurazione di sabato mattina alla quale prenderà parte fra gli altri il ministro per i Beni culturali,
Massimo Bray - è un viaggio a ritroso nel tempo. Fino a ritrovare i fasti di Taranto capitale della Magna Grecia, la stagione della città romana, tardoantica e altomedievale sino all'XI secolo dopo Cristo, quando la Taras ellenistica sarà oggetto della rifondazione bizantina.
Tredici anni dopo la sua chiusura per restauro, e all'indomani di una riapertura solo parziale avvenuta nel 2007, il
Marta, così com'è stato ribattezzato attraverso l'orecchiabile acronimo, apre dunque finalmente al pubblico con il completamento definitivo del primo piano. È ben oltre di un raddoppio che si parla, bensì di un museo ex novo, reinventato nell'architettura espositiva e, dulcis in fundo, arricchito soprattutto di nuovi reperti mai visti prima a Taranto.
A svelarli in anteprima, facendo da cicerone negli ambienti restaurati dell'ex convento dei Frati alcantarini che dal 1887 ospita il museo, è il soprintendente per i Beni archeologici,
Luigi La Rocca. "Fra le novità spicca il cratere a mascheroni del pittore di Baltimora che - anticipa La Rocca - a suo tempo trafugato e finito al Paul Getty Museum di Malibu non è mai stato esposto prima in Italia, se non a Roma, a Castel Sant'Angelo, dov'era fino a un mese fa fra i pezzi più significativi della grande mostra Capolavori dell'archeologia: Recuperi, ritrovamenti, confronti".
Non meno interessante, e altrettanto inedita, è la ricostruzione, per quanto possibile, "di un grande sarcofago che, risalente all'età imperiale romana, era ridotto in frammenti che furono rinvenuti nella città vecchia nel mezzo di una discarica di materiale edilizio. Imponente sotto il profilo scultoreo, vi è rappresentata la scena di una battaglia navale, è caratterizzato dal fatto non consueto di avere sulla copertura una figura panneggiata distesa che indicava il defunto". E non finisce qui.
"Frugando nei meandri del magazzino del museo, uno scrigno di tesori direi - dice La Rocca - è riapparso lo stipite dell'ingresso di un edificio che, risalente al III secolo avanti Cristo, è un esempio di graffitismo ante litteram: sopra, infatti, circa 2300 anni fa qualcuno vi ha inciso non solo dei disegni ma una frase che rimanda, inequivocabilmente, all'Iliade di Omero. Non era mai stato esposto prima".
Al Marta, dunque, adesso non ci sarà più da restare stupefatti soltanto dinanzi alla bellezza dei leggendari ori di Taranto, uno dietro l'altro un capolavoro di arte orafa che ha fatto parlare di sé nel mondo. "Va sottolineato - continua - che diversi reperti del nuovo allestimento provengono da ricerche e campagne di scavi recenti nella città, proprio all'interno della Taranto moderna".
Ciascuna delle decine di vetrine del museo, in effetti, custodisce pezzi di straordinaria unicità. Come quelle che, da occhi inesperti, potrebbero essere confuse per due statuine d'avorio intarsiato e che, invece, erano le impugnature di un ventaglio antico oltre duemila anni. Segno che, in un tempo perduto ormai, la vita quotidiana a Taranto era ben lontana dalle pagine nefaste del suo ultimo mezzo secolo di vita.
"Attraverso la riapertura del museo - confida La Rocca - l'auspicio è che la città stessa, attraverso il suo passato, possa ritrovare ragioni d'orgoglio e speranza per una sua rinascita. Magari con un modello di sviluppo che possa mettere al centro la cultura".
L'ultima tappa, adesso, è il completamento del secondo piano del Marta: la tabella di marcia dei lavori, già in corso, indica la consegna entro la fine del 2014. Da scoprire ci saranno così le pagine più antiche della storia di Taranto, dai primi insediamenti del Neolitico e dell'età del Bronzo sino al V secolo avanti Cristo, quando la Taras magnogreca era nel momento del suo massimo fulgore.
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Edited by bergotte - 19/2/2016, 11:49