| Responsabilità e misura
Quanto vale, in questo marzo italiano così stravolto, l’invito del capo dello Stato a “responsabilità e misura”? Vale come il richiamo di un padre rispettato oppure come l’estremo appello di un potere assediato, quello della Repubblica così come la conosciamo, fondata sui partiti, sulla concertazione politica? Grave domanda in un momento grave, nel quale le stesse parole, gli stessi comportamenti, le stesse persone che fino a dieci giorni fa avevano un peso, e un significato, oggi ne hanno un altro, o più altri. Ci si parla, ci si telefona, e ognuno chiede all’altro che accadrà, e cosa pensa, se esiste un bene comune visibile, perseguibile, o solamente mali minori. Se se ne esce: e come. Forse solamente negli anni tremendi del terrorismo e della prigionia di Moro ho avvertito, nelle conversazioni, la stessa ansia e lo stesso smarrimento. Ma allora erano la morte e il sangue a tingere la scena, oggi no, e questo (specie per chi ha vissuto quegli anni) segna parecchi a punti a favore dell’oggi. Nella crisi di oggi molte certezze si sfarinano non sotto i colpi della violenza, ma sotto i colpi del tempo, soprattutto del tempo perduto senza scegliere, senza decidere, senza cambiare. Il tempo è un giudice meno cruento, ma molto più definitivo.
(Michele Serra)
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