Alla ricerca del forum perduto

Oggi 25 aprile

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icon11  view post Posted on 25/4/2012, 08:51
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liberamente libero

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25 aprile. La Liberazione è di tutti ma non per tutti

di Fulvio Lo Cicero

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In un liceo romano, un gruppo di schiamazzanti e fastidiosi ragazzotti di destra ha preso in giro un anziano partigiano asserendo che quanto raccontava erano «favole». Se accadono questi episodi, se oggi la memoria partigiana e, più in generale, la Resistenza sono sovente vituperate dai giovani lo dobbiamo a giornalisti come Giampaolo Pansa e ai suoi modesti libri sul «sangue dei vinti», una mistificante epopea sulle “vendette” dei partigiani, che in questo modo ha tentato di ridurre, senza peraltro minimamente riuscirci, un movimento armato di liberazione nazionale, che rappresentò il secondo Risorgimento italiano, in una faida gangsteristica.

Ma non solo, ovviamente. Lo spirito di destra, nel nostro Paese, è stato vivificato dal partito berlusconiano che, nella sua confusa ed ambigua ideologia, ha consapevolmente valorizzato messaggi, idee, progetti autenticamente fascisti. Lo dimostrano le dichiarazioni che sono consentite, purtroppo, a personaggi come Francesco Storace che, il giorno della sua morte, ha definito l’eroe di via Rasella Rosario Bentivegna un «assassino», senza spendere una parola sui criminali nazisti che sterminarono 335 inermi cittadini romani alle Fosse Ardeatine. Lo dimostrano personaggi come l’ex ministro della difesa Ignazio La Russa o il capo dei senatori berlusconiani Maurizio Gasparri, che da anni cercano in tutti i modi di far approvare in Parlamento una legge che equipari i partigiani ai fascisti repubblichini alleati dei nazisti, che fornirono un decisivo contributo allo sterminio degli ebrei italiani nei campi di concentramento tedeschi.

Nulla di tutto questo è consentito in Germania, dove nessun partito, a parte pochi sparuti movimenti neonazisti guardati giustamente a vista dalla polizia, si sognerebbe di suscitare nostalgia per il passato regime hitleriano e per le sue criminali azioni belliche. Proprio in Germania, come noto, non ci fu un movimento di liberazione nazionale, a parte il fallito attentato dinamitardo organizzato da Claus Schenk von Stauffenberg, contro il fuhrer il 20 luglio 1944, in rappresentanza di un’aristocrazia militare che agognava il ritorno alla monarchia degli Hohenzollern.

In Italia, al contrario, ci fu un movimento di Resistenza, esteso soprattutto nel centro e nel Nord alpino, con la formazione di brigate militari in rappresentanza dei rinati partiti politici che mantenevano il legame con gli Alleati in rapida avanzata dal Meridione liberato. Ma è proprio questo incontrovertibile fatto storico che, nel nostro Paese, è stato sovente negato, o sminuito dalla destra revanscista. Silenti nell’immediato dopoguerra, per paura di un ripensamento dei partiti che avevano voluto una troppo generosa amnistia, che salvò centinaia di criminali fascisti dai plotoni di esecuzione, gli eredi del mussolinismo non si limitarono a concentrarsi nel Movimento sociale italiano (partito fondato da due stretti collaboratori dei nazisti nell’Italia occupata, Giorgio Almirante e Pino Romualdi), ma diffusero le proprie idee in modo concentrico, con una certa presa sulle “maggioranza silenziosa” e sugli ambienti confindustriali. Fu così che la destra revanscista instillò nell’opinione pubblica, grazie a giornali e televisioni compiacenti, sempre più dubbi sulla consistenza del movimento resistenziale e antifascista. Il leit-motiv di tali argomentazioni si fondava principalmente sul fatto che «sono stati gli americani e gli inglesi a liberare l’Italia», negando la verità storica del contributo fattivo dato dalla Resistenza al depotenziamento delle truppe naziste sul territorio nazionale.

Nel pieno delle maggioranze berlusconiane, con i La Russa e i Gasparri oramai al potere, si è cercato di fare ancora di più. Tentativi maldestri e subdoli di cancellare il passato, o addirittura le festività come quella del 25 aprile, proprio per dare un ulteriore segnale di cambio di rotta, il ricorso a indecorose ed abusate ricostruzioni “storiche”, ovviamente false, sull’attentato di via Rasella e sulla “inevitabilità” della rappresaglia dei criminali nazisti, tutta addebitabile, per la propaganda neofascista, ai partigiani comunisti. È così che il 25 aprile ha continuato ad essere una “festa di parte”, accusata di dividere invece che di unire, secondo le mistificazioni di chi quella festa non l’ha mai voluta perché non ha mai ammesso la sconfitta davanti alla storia.

Invece il 25 aprile c’è ed oggi sarà festeggiato dalla maggioranza del popolo italiano, nel nome dell’antifascismo e della Costituzione repubblicana. Non importa che sia una festa che ancora divide gli italiani, perché sarà sempre impossibile unirsi con chi non riesce a rinnegare il fascismo e il nazismo, mali assoluti del Novecento.

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Gilberte
view post Posted on 25/4/2012, 09:58




Riporto la frase dei uno dei più indimenticabili uomini politici ..uno di quelli che si sono battutti per le le proprie idee, perchè a quel tempo era cosi.
Sandro Pertini: "Dico ai miei avversari: io combatto la tua fede perché è contraria alla mia. Ma sono pronto a battermi sino al prezzo della vita perché tu possa esprimere liberamente i tuoi pensieri. Il fascismo invece per me non può essere considerato una fede politica, è l’antitesi delle fedi politiche, perché il fascismo opprimeva le fedi altrui."

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view post Posted on 24/4/2013, 15:43
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liberamente libero

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Qualcosa tipo una liberazione

di Massimo Gramellini


Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile.
Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani.

www.lastampa.it
 
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Gilberte
view post Posted on 24/4/2013, 16:53




ci vorrebbe una festa della liberazione moderna in rapporto ai tempi in cui ci troviamo a vivere nostro malgrado. Una festa che dicesse grazie e mille volte e cento e di nuovo mille volte grazie ai nuovi partigiani del nuovo millennio che ci liberassero da una piaga che si è attecchita nel nostro sistema politico malato.
Che ci liberasse una volta per tutte in maniera definitivissima da quel grandissimo culo moscio del berlu. <_<
 
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Gilberte
view post Posted on 25/4/2013, 11:50




eh rettifico, non solo da lui
ma da tutti quelli che gli leccano
quel suo culo moscio...
..Brunetta il secondo! :sick: :sick:




vabbè và Buona Liberazione... ( anche da noi stessi )
 
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Gilberte
view post Posted on 25/4/2013, 16:37




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Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

Pier Paolo Pasolini. Scritti corsari anno 1975

:mipiace:
 
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5 replies since 25/4/2012, 08:51   69 views
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