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Posts written by Vivanco.

view post Posted: 25/11/2018, 16:12 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

Ex Ilva, siamo davanti ad un’emergenza democratica

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di Giuseppe Aralla

A Taranto, forse non ce ne siamo accorti, siamo in emergenza democratica. Questo viene da pensare dopo aver partecipato al convegno “Ilva: immunità prevista dal decreto legge 1/2015 e successive modificazioni”.

All’incontro, organizzato a Taranto da Verdi e DeMa, accreditato dall’Ordine degli Avvocati e moderato dal capo redattore della Gazzetta del Mezzogiorno Mimmo Mazza, hanno preso parte il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il costituzionalista Nicola Grasso, l’avvocato e consigliere giuridico per questioni ambientali della Regione Puglia Rocco de Franchi, e Angelo Bonelli portavoce dei Verdi. Assente il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che è stato comunque rappresentato dall’avvocato Maria Giovanna Castaldo.

Molto tecnica e completa la relazione del prof. Grasso che ha analizzato due sentenze della Corte Costituzionale riferite ad altrettanti ricorsi in opposizione a due tra i numerosi decreti “salva Ilva”.

Il problema che ha evidenziato il prof. Grasso insieme ad altri costituzionalisti è che a causa dei tanti decreti e loro successive conversioni in legge con voto di fiducia, il Potere Esecutivo ha prevalso sugli altri due Poteri (Giudiziario e Legislativo).

La volontà assoluta del governo di mantenere in attività una industria inquinante si è fatta legge, creando un pericoloso precedente in Italia. I vari decreti su Ilva più che leggi di carattere generale sono piuttosto provvedimenti ad hoc specifici per un determinato indirizzo e anche questo è un fatto abbastanza anomalo nella legislazione italiana.

La Corte si è espressa sul DL con cui, nel 2012, il governo contrastava il provvedimento di sequestro degli impianti della Procura di Taranto, ritenendo Ilva industria strategica per gli interessi nazionali (senza peraltro che questo risultasse in un atto amministrativo precedente) e giudicandolo costituzionale.

Questa sentenza, molto contestata da esperti di diritto costituzionale, è stata in un certo senso una novità nella storia della giurisprudenza repubblicana. La Corte Costituzionale, con sentenza 85/2013 promuove in sostanza il provvedimento del governo, facendo pesare, su una ideale bilancia, il diritto al lavoro sul diritto alla salute e quindi alla vita.

La Corte specifica che il diritto alla salute, seppur identificato in Costituzione come diritto fondamentale, non può prevalere, altrimenti in tutti i casi di contenzioso diverrebbe un diritto “tiranno”.

La Corte inoltre demanda, in questa sentenza, all’attuazione futura dell’AIA il compito di equilibrare i diritti al lavoro ed alla salute. Sappiamo però che l’attuazione dell’AIA subirà negli anni varie proroghe, fino ad arrivare a quella attuale che pone come limite il 2023 per completarla.

Nel 2015, in seguito ad un incidente mortale sul lavoro, arriva un altro sequestro degli impianti da parte della Magistratura di Taranto e puntualmente arriva l’ennesimo DL del governo per contrastarne gli effetti.

Questa volta la Corte Costituzionale corregge decisamente il tiro rispetto al 2013 e con sentenza 58/2018 boccia sonoramente il DL del governo, dichiarando il diritto alla sicurezza prevalente su quello al lavoro. Questa sentenza ci fa ben sperare per eventuali futuri giudizi su cui la Corte Costituzionale potrebbe esprimersi.

A proposito invece dei DDLL 1/2015 e 98/2016 che stabilivano l’immunità penale ed amministrativa per i commissari straordinari e per affittuari ed acquirenti di Ilva, il prof. Grasso non ha escuso che la Corte Costituzionale possa, qualora intepellata, bocciare questi DDLL se ritenesse tale norma non rispondente a criteri di eccezionalità e urgenza.

Aspettiamo quindi che un magistrato prima o poi, impossibilitato a procedere contro un beneficiario di immunità, richieda il giudizio della Corte Costituzionale sul DL. Secondo il prof Grasso, il susseguirsi di tutta una serie di leggi provvedimento ha determinato un vero e proprio decadimento della nostra cultura giuridica.

L’Italia sta regredendo sotto questo aspetto e in generale l’attenzione all’ambiente viene spesso posta in secondo piano. Molto duro l’avvocato Rocco de Franchi nel suo intervento in cui ha espresso, in modo più colorito, il disappunto per una perdita di certezza del diritto nella città di Taranto.

Di Ilva non si deve parlare più e tutto viene rimandato al contratto sottoscritto tra sindacati e Mittal. Ciò che è legge e diritto in una qualunque città italiana non vale a Taranto. La normalità è stata negata in riva allo Jonio per colpa delle istituzioni. La Regione è stata inoltre estromessa da qualunque potere di controllo su Ilva.

La fabbrica sta inquinando come nel 2016, forse anche più perché sembra stiano andando a manetta, dice De Franchi. La macchina della propaganda governativa è in funzione per Taranto. Si dice per esempio che da quando è fermo AFO 5 tutto va meglio da un punto di vista delle emissioni non parlando, per esempio, dei dati di incidenza di tumori nei bambini che sono del 30% più alti del normale.

De Franchi ha poi toccato il controverso tema riguardante il ricorso al TAR del Lazio avverso il Dpcm del 2017 sul piano ambientale concordato dal governo con i futuri acquirenti di Ilva. Ricordiamo che tale ricorso fu presentato da Comune di Taranto e Regione Puglia, ma in seguito ritirato dal sindaco Melucci.

Il ricorso è ancora pendente malgrado il ritiro della richiesta di sospensiva da parte della Regione che ha motivato questa scelta come strategia processuale. De Franchi ha svelato il retroscena delle tante pressioni esercitate dal governo per far ritirare il ricorso a Comune e Regione in quanto, si è poi scoperto, eventuali problemi legati all’accoglimento dello stesso avrebbero negativamente influito sulla cessione di Ilva al privato.

Privato che viene a Taranto anche grazie alla norma sul l’immunità, così come candidamente ammesso dal suo amministratore che rispondeva ad una provocazione di Emiliano al MiSE.

Polemico inoltre De Franchi contro i senatori Cinque Stelle che hanno recentemente presentato una interrogazione parlamentare al governo sull’immunità penale per Mittal.

L’invito ai senatori è di trasformare l’interrogazione in una proposta di legge che preveda l’abolizione del l’immunità penale. Angelo Bonelli ha toccato polemicamente temi di carattere generale, quali i cambiamenti climatici e la gestione dei rifiuti, per evidenziare la scarsa attenzione e competenza del governo sulle questioni ambientali.

Lo stesso Di Maio, tanto attento alla salute dei bambini nella Terra dei fuochi, accetta che i bambini di Taranto vivano in un territorio in cui vige l’immunità penale per decreto. Taranto, dice Bonelli, assomiglia ad un malato grave a cui hanno praticato l’anestesia e che resta in una perenne attesa di intervento.

Non intervenire sull’immunità, perché così è scritto in un contratto, è una cosa davvero assurda. L’informazione dovrebbe svolgere meglio il suo compito mettendo in evidenza le contraddizioni di chi ci governa.

Bonelli spera che la Procura di Taranto voglia presto richiedere parere di costituzionalità sul l’immunità penale per Ilva che rappresenta un vulnus per democrazia e diritto. Il Presidente Emiliano infine ha messo in evidenza le “acrobazie” che la Corte Costituzionale ha dovuto mettere in atto per seguire l’inadeguatezza del legislatore.

Come è potuto accadere che la Corte, di fronte a decreti che determinavano la sospensione di diritti come quello alla salute abbia permesso ciò? Questa in sostanza la riflessione amara di Emiliano che si è spinto a criticare la definizione stessa per Ilva di industria strategica, considerando che Ilva non è la sola a produrre acciaio in Italia e che ci sono nazioni in cui l’acciaio non si produce affatto.

Altro aspetto da considerare il vantaggio oggettivo che l’immunità penale per Ilva comporta in un mercato europeo globale. Questo aspetto verrà prossimamente portato da Emiliano a livello di Commissione Europea. Secondo Emiliano esiste una vera e propria lobby dell’acciaio, capace di interferire a livello di istituzioni e governi, di qualunque colore politico.

Renzi, Calenda, Di Maio, Salvini la pensano tutti alla stessa maniera su Ilva, secondo Emiliano. L’arrivo del nuovo governo non avrebbe di fatto modificato le politiche su Ilva. Democrazia e Diritto in parte sospesi a Taranto, queste le considerazioni che vengono fuori dal convegno.

Le istituzioni nazionali hanno imposto regole e procedure che in qualunque altra parte d’Italia sarebbero vietate. La produzione di acciaio e il suo business vengono prima della tutela della salute dei tarantini e della sicurezza dei lavoratori. Ci aspetteremmo una presa di posizione dei tanti giuristi che in passato sono stati pronti a difendere la Costituzione, anche nel recente referendum sulle riforme proposte da Renzi.





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view post Posted: 25/11/2018, 15:22 Occhio al video! - A ruota libera

Egitto, il sarcofago viene aperto per la prima volta:

dentro una mummia del XIII secolo a.C.


A Luxor, nel sud dell'Egitto, è stato aperto questo sarcofago davanti ai fotografi. Dentro, una mummia in buone condizioni. Secondo gli archeologi si tratta di una ragazza di 18 anni vissuta nel XIII secolo aC. È la prima volta che le autorità egiziane hanno aperto un sarcofago ancora chiuso davanti ai media internazionali.



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view post Posted: 25/11/2018, 15:11 Lo ha detto proprio lui/lei - Politica
"Abbiamo appena firmato il Protocollo per la Terra dei Fuochi, che a noi piace chiamare TERRA DEI CUORI"
(così ha detto ai giornalisti il premier Giuseppe Conte, in visita a Caserta accompagnato dai ministri grillini)
view post Posted: 17/11/2018, 16:47 Il Papa è il primo pedofilo - Sono incredulo e me ne vanto

Ecco dove e come la Chiesa nasconde i preti pedofili


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Una casa qualunque, nella più scialba delle località di mare. Vi abitano da anni quattro sacerdoti anziani e una suora che apparentemente svolge la funzione di domestica, ma in realtà li controlla. I preti vi risiedono per volere della Chiesa, sono in punizione: devono riconoscere ed espiare i loro «peccati» – che vanno dalla cleptomania fino al vizio del gioco e all’omosessualità – il più lontano possibile da occhi indiscreti. Il tempo scorre lento in questo ambiente anonimo, i sacerdoti pregano a orari fissi, si scambiano qualche parola, guardano la tv: una vita normale, come se nulla fosse. Uno dei quattro sembra in stato catatonico, in realtà ascolta tutto ciò che viene detto tra quelle mura ingiallite. Siamo in Cile e questo è il set del film Il club, diretto da Pablo Larraín e vincitore nel 2015 del Gran premio della giuria alla Berlinale. In Italia, dopo la proiezione alla Festa del cinema di Roma, la pellicola è passata in poche minuscole sale, giusto il tempo di un respiro. Improvvisamente, nel film, la routine quotidiana è incrinata dall’arrivo di un quinto ospite, che si porta dietro una storia di abusi. Una delle sue vittime, ridotta a vagabondare e a delirare, lo ha seguito e si è accampata nei pressi della casa per tenerlo sotto controllo. Urlando da dietro una bassa palizzata, ricorda al suo aguzzino le violenze subite e lo fa nel linguaggio più volgare e con tutti i più crudi particolari, guardandolo negli occhi: il prete pedofilo, schiacciato dal senso di colpa, si toglie la vita. A quel punto compare padre García, un aitante religioso di nuova generazione, deciso, risoluto, inflessibile, dall’eloquio ipnotico. Un gesuita. Ha il compito di chiudere quel luogo ed evitare lo scandalo, ma la tragedia che si è appena consumata sembra solo un pretesto. García di questi siti ne ha già dismessi parecchi perché la «Casa madre» li considera fuori dal suo controllo. Questo è ciò che accade al cinema. Nella realtà, i siti di controllo, cura ed espiazione per sacerdoti problematici sono tenuti in grande considerazione dalla Chiesa cattolica, pur non essendo mai menzionati nei discorsi ufficiali delle sue gerarchie. È lo stesso diritto ecclesiastico a prevedere l’esistenza di «case destinate alla penitenza e alla correzione dei chierici anche extradiocesani» (can. 1337, §2). Ve ne sono ovunque nel mondo e, come abbiamo scoperto, anche in Italia, disseminate come piccole enclave vaticane lungo tutto lo Stivale, dal Trentino fino alla Sicilia. Siamo andati a scovarle, a visitarle e a parlare con chi ci vive, le gestisce e coordina. Nessuno lo aveva mai fatto prima. Qualche volta ci hanno aperto le porte, molto più spesso non ci hanno nemmeno risposto. Ne abbiamo censite diciotto, nel corso di un’inchiesta fatta di sopralluoghi, interviste, centinaia di mail e telefonate, e ancora incrociando e verificando dati e notizie estrapolati dagli annuari delle diocesi italiane, oltre che da articoli di giornale quasi sempre relegati in cronaca locale. Forse la mappa non è neppure completa, perché la discrezione che avvolge queste strutture spesso sfocia in segretezza, a causa dell’atavico timore del Vaticano verso lo scandalo pubblico. Il motivo è semplice: in genere questi centri sono una via di mezzo tra una clinica psichiatrica per sacerdoti in profonda crisi e un luogo di reclusione, poiché è tra queste mura che i preti che hanno guai con la giustizia italiana spesso chiedono di scontare le misure cautelari e gli arresti domiciliari. Ma c’è di più. Sono queste le strutture che la Chiesa utilizza per curare e tenere sotto controllo i sacerdoti riconosciuti colpevoli di abusi su minori dalla Congregazione per la dottrina della fede, e che la Santa sede non ha voluto segnalare all’Onu (a due diverse Commissioni delle nazioni unite che nel 2014 indagavano sul rispetto della Convenzione per la tutela dei minori e di quella contro la tortura, ndr) e quelli che spontaneamente chiedono aiuto a «colleghi» specialisti dopo aver scoperto di essere «attratti» dai bambini. Si tratterebbe in pratica di luoghi di reclusione – ma senza sbarre e carcerieri – paralleli a quelli dello Stato, dove sono trattenuti i presunti responsabili di reati compiuti in territorio italiano ma che non vengono denunciati alla giustizia civile dai loro superiori. Perché secondo la legge vaticana costoro sono prima di tutto dei peccatori, e come tali devono essere puniti ed espiare secondo i canoni della giustizia divina. Queste dimore costituiscono solo la punta di un gigantesco iceberg. Durante un colloquio con un sacerdote psicoterapeuta abbiamo scoperto che da almeno trent’anni esiste nel nostro Paese una rete ben organizzata di assistenza per preti in crisi, avvolta nella totale riservatezza, che attraversa la penisola come un fiume carsico. Una rete composta da centinaia di case parrocchiali, comunità di religiosi e abitazioni di famiglie laiche pronte ad accogliere, per periodi più o meno lunghi, quegli ecclesiastici che secondo i loro superiori hanno bisogno di «staccare la spina» a causa dei motivi più disparati, dai disagi interiori più o meno marcati alle crisi vocazionali. In ciascuna delle oltre duecentoventi diocesi italiane è presente almeno una struttura in grado di isolare dal mondo i «figli della Chiesa» che vogliono intraprendere un cammino di recupero, espiazione e penitenza. Da questa rete di assistenza residenziale sono invece escluse le suore, che hanno a disposizione solo servizi ambulatoriali e l’aiuto esterno da parte di equipe di psicoterapeuti. In alternativa c’è la «cura» da parte delle consorelle in convento.

In libreria L’ex numeraria dell’Opus Dei Emanuela Provera e il giornalista di Left Federico Tulli hanno attraversato l’Italia visitando e raccontando in Giustizia divina, in libreria per Chiarelettere dal 9 novembre, i cosiddetti centri di cura per sacerdoti e suore “in difficoltà”. Come funzionano? Chi li finanzia? Da nord a sud, operano nella più assoluta discrezione e riservatezza. Ospitano sacerdoti e suore con le storie più diverse, alcuni dei quali sottratti alla giustizia. Di loro si occupa la Chiesa, come una “madre amorevole”. La violenza sui minori non è l’unico reato commesso da ecclesiastici. C’è la suora stalker, il sacerdote omicida, c’è l’omosessualità, che per la Chiesa resta un peccato da espiare lontano da occhi indiscreti. C’è il prete affetto da ludopatia e quello ossessionato dai siti porno. Una minoranza, certo. Ma molto numerosa. Tutta colpa del diavolo, dice la Chiesa, come documenta l’ultima parte di questa inchiesta, dedicata alle scuole di esorcismo in Italia e alle cerimonie di liberazione dal “maligno” a cui gli autori hanno partecipato di persona. Se questa è la realtà dietro agli appelli e alle battaglie di papa Francesco, se questo è il Vaticano, difficile che qualcosa possa davvero cambiare.

left.it

view post Posted: 17/11/2018, 16:40 Il j’accuse dell'Onu contro il Vaticano per la pedofilia - Sono incredulo e me ne vanto
I vescovi non decidono niente sulla pedofilia del clero

Sempre niente di niente dai nostri vescovi sulla pedofilia del clero. Solo belle parole. Fino a quando questa difesa dell’istituzione?

Roma, 15 novembre 2018 - Avevamo chiesto cose precise, ragionevoli e di buon senso per la tanto attesa assemblea straordinaria dei vescovi conclusasi oggi, il cui punto veramente più importante all’ordine del giorno era quello della pedofilia del clero, essendo le questioni relative al Messale Romano e alla traduzione del Padre Nostro già praticamente decise. Si trattava di prendere atto della gravità della situazione anche in Italia, di esprimere un pentimento collettivo per la prassi diffusa di proteggere il prete pedofilo, di organizzare atti penitenziali importanti, di istituire una struttura di indagine per il passato e di monitoraggio per l’oggi (come fatto da altri episcopati), di modificare le Linee Guida del 2012 (corrette nel 2014) che i vescovi si erano date, prevedendo l’obbligo di denuncia alla magistratura del prete pedofilo, l’istituzione di un’autorità indipendente in ogni diocesi che accogliesse e ascoltasse le vittime che poi avrebbero dovuto essere supportate in ogni modo.

Il documento conclusivo, diffuso oggi, parla genericamente di “priorità ai ragazzi feriti e alle loro famiglie”. Poi più niente. Nessun intervento di quelli ipotizzabili come urgenti e necessari è stato deciso. Ci sono un po’di buone intenzioni che appaiono solo belle parole alla luce della gravità del problema e della situazione. Il Card. Bassetti aveva detto che sarebbero state modificate le Linee Guida, che fanno acqua da tutte le parti. Invece tutto è stato rinviato alla prossima primavera. La Commissione ad hoc (di cui si sa ben poco), presieduta dal vescovo di Ravenna Mons. Lorenzo Ghizzoni, non ha concluso niente di significativo, a quanto sembra. Ma più si prende tempo, più la situazione peggiora e la credibilità su questa questione dell’episcopato diminuisce. C’è ancora chi pensa che la questione nel nostro paese sia sopravalutata o che sia la conseguenza di un attacco dei “laicisti”? Oppure non c’è accordo se e come rovesciare veramente le prassi che hanno protetto il sistema clericale per troppo tempo? Troppi vescovi si sentono coinvolti direttamente e temono di dover aprire gli archivi? L’esempio di quanto hanno cercato di fare molti altri episcopati è stato ignorato.

E’ stato istituito un “Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” con scopi di formazione, prevenzione e consulenza a disposizione dei vescovi. Si è anche deciso di trovare referenti in ogni diocesi per un percorso di formazione sul problema. Sono interventi d’apparato che potranno forse avere efficacia sui tempi lunghi ma che hanno ben poco a che fare col problema vero, quello dei fatti di ieri e di oggi, quello della confessione collettiva del peccato, quello del venire incontro con azioni concrete di ascolto e di riconoscimento dell’ingiustizia subita nei confronti di chi ha sofferto, magari in un lontano passato, per le violenze subite. E poi chi parteciperà a queste due iniziative? Le vittime saranno ascoltate? Abbiamo detto che senza una determinante partecipazione femminile si può fare del tutto a meno di interventi a livello centrale o diocesano di ogni tipo. Se non si rovescia la mentalità maschilista che trasuda da tutti i pori delle strutture della nostra Chiesa non se ne viene fuori soprattutto su problemi così delicati. E poi i tanti bravi preti, che sono in difficoltà per i comportamenti di certi loro confratelli e di molti dei loro vescovi, dovrebbero alzare la voce.

www.noisiamochiesa.org
view post Posted: 1/11/2018, 12:29 TAM-TAM - Il Pungolo

Il mondo di JACOVITTI

MOSTRA dal 27 ottobre 2018 al 28 aprile 2019


Regione autonoma della Valle d’Aosta
Assessorato Istruzione e Cultura


Il mondo di

JACOVITTI


Un viaggio attraverso la lunga carriera dell’artista con i suoi infiniti personaggi e molti disegni esposti per la prima volta

Una mostra per divertirsi con con le intramontabili surreali e brillanti trovate di Jac

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view post Posted: 1/11/2018, 11:59 Occhio al video! - A ruota libera

Il villaggio in miniatura è un sogno:

così il fotografo inglese mette in salvo la famiglia di topolini


Alcuni mesi fa il fotografo naturalista Simon Dell di Sheffield, Regno Unito, ha scoperto una famiglia di topolini nel suo giardino. Lungi dall'esserne spaventato, ha deciso di mettere in salvo gli animali da gatti ed eventuali predatori. Ha così iniziato a costruire per loro un villaggio a misura di topo, utilizzando legno e frutta e verdura di stagione. Ovviamente George, Mildred e il piccolo Mini - questi i nomi che ha dato ai roditori - sono diventati alcuni tra i suoi modelli preferiti.



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view post Posted: 1/11/2018, 11:54 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

ArcelorMittal prende l'Ilva

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ArcelorMittal prende il controllo dell'Ilva. L'annuncio è arrivato oggi con la conclusione della transazione di AM Investco Italy Srl volta ad acquisire Ilva S.p.A. ArcelorMittal è il partner principale di AM Investco, con una quota nel consorzio pari al 94,4%, mentre Banca Intesa Sanpaolo ne detiene il 5,6%. Il contratto di affitto e obbligo di acquisto da parte di AM Investco decorre da oggi (1 novembre 2018). A seguito della chiusura della transazione, si legge in una nota, ArcelorMittal ha ora assunto il pieno controllo direzionale di Ilva, che formerà ora un nuovo polo industriale all’interno di ArcelorMittal Europe- Flat Products, e sarà conosciuta come ArcelorMittal Italia.

Lakshmi Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal, ha così commentato: "La conclusione della procedura di acquisizione di Ilva costituisce un’importante tappa strategica per ArcelorMittal, Ilva è un asset di qualità che offre un’opportunità unica di espandere e rafforzare la nostra presenza in Europa, acquisendo il sito di produzione di acciaio più grande d’Europa. Per ArcelorMittal si tratta di un’ottima opportunità di creazione di valore che si inserisce perfettamente nel percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo di investire in progetti di crescita, nei quali possiamo sfruttare la nostra esperienza operativa per rafforzare l’Ebitda e liberare flusso di cassa nel lungo periodo".

“Vantiamo - ha ricordato Mittal - una lunga storia di rilancio di asset poco efficienti. Sono fiducioso nel fatto che riusciremo a ripristinare le prestazioni operative, finanziarie e ambientali di Ilva e che, nel farlo, creeremo valore per la nostra società, gli stakeholder di Ilva e l’economia italiana”.

Dal canto suo, Aditya Mittal, presidente e cfo del gruppo, ceo di ArcelorMittal Europe, ha aggiunto: “E' per noi un grande piacere dare il benvenuto a Ilva all’interno di ArcelorMittal. Siamo entusiasti del potenziale di Ilva che rappresenta un complemento perfetto per il nostro business di prodotti laminati piatti già esistente in Europa, offre dimensioni significative e ha una posizione geografica strategica. Tutto ciò, unito alla nostra competenza nella produzione di acciaio, all’abilità tecnologica e ai significativi impegni di investimento presi, ci consentirà di trasformare positivamente la performance di Ilva".

"I nostri piani aziendali ambientali, industriali e commerciali illustrano in dettaglio come effettueremo il turnaround di Ilva. Il caposaldo dei nostri impegni di investimento è rappresentato dal programma di investimenti ambientali, che ammontano a 1,15 miliardi di euro. I lavori sono già iniziati e, nel tempo, sono sicuro che riusciremo a realizzare la nostra visione di trasformare Ilva non solo in uno dei produttori di acciaio leader in Europa ma anche in uno dei più responsabili - ha concluso - Data la storia di Ilva, sarà anche fondamentale ricostruire la fiducia con gli stakeholder locali, attraverso un dialogo aperto e trasparente, dimostrando loro la differenza positiva che apporteranno i nostri significativi impegni ambientali”.

www.adnkronos.com

view post Posted: 14/6/2018, 17:51 ogni momento ha la sua melodia - Oh dolce melodia che m'allieti il cuor!
Hear Me Now è un singolo dei dj/producer brasiliani Alok e Bruno Martini feat. Zeeba.
La canzone conta già oltre 22 milioni di stream su Spotify ed è accompagnato da un video uffiale che ha già raggiunto 15 milioni di visualizzazioni.



www.youtube.com

www.mbmusic.it

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view post Posted: 6/6/2018, 08:17 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

“TARANTO RESPIRA” CHIEDE CHIAREZZA

SU QUESTIONE ILVA AL NUOVO GOVERNO


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Non ci aspettavamo certo che il nuovo governo mettesse in atto le promesse del M5S fatte durante la campagna elettorale riguardo Ilva.
Per anni gli esponenti tarantini del Movimento di Di Maio avevano manifestato insieme agli ambientalisti la propria rabbia per il grave inquinamento ambientale provocato dalla grande acciaieria ed avevano fatto propri i vari programmi di riconversione economica della nostra città che Taranto Respira da sempre propone.
Abbiamo lottato, spesso fianco a fianco, con i rappresentanti e i sostenitori del M5S, contro le politiche dei precedenti governi, in particolare di quello Renzi responsabile di una serie esagerata di interventi e decreti che, in barba a qualunque prassi giurisprudenziale e di buon senso istituzionale, avevano mantenuto in vita una azienda altrimenti fallita e operante al di fuori delle norme di legge.
Non ci aspettavamo decisioni che virassero decisamente verso un’accelerazione della chiusura e della riconversione economica.
A dispetto delle promesse elettorali dei candidati tarantini alle politiche, i primi dubbi ci erano già venuti ascoltando le dichiarazioni di Di Maio a Taranto di qualche mese fa che non ci parve proprio indicassero la strada che avrebbe portato alla chiusura di Ilva.
Non ci aspettavamo la risoluzione immediata dei problemi di Taranto: siamo ben consapevoli della complessità della questione.
Ebbene, però neanche ci saremmo aspettati la resa del M5S alle ragioni del Nord che evidentemente sembrano prevalere nelle decisioni su Ilva. Non possiamo interpretare diversamente le dichiarazioni del Ministro Costa che intervenendo a Sky TG 24 ha placidamente fatto intendere che il ministero dell’ambiente (quello di Galletti) ha già prodotto un carteggio per la valutazione dell’impatto ambientale e che quindi Mittal dovrà adeguarsi a quelle norme.

Per il governo M5S – Lega va quindi bene il piano ambientale per Taranto e le norme contenute nel Dpcm Renzi? Siamo a questo punto? Tutta qui la rivoluzione promessa a Taranto?

Taranto Respira esprime profonda preoccupazione per le dichiarazioni del Ministro Costa e chiede ai parlamentari tarantini di intervenire a livello nazionale per fare chiarezza sulla effettiva posizione del governo su Ilva. Se fosse confermato l’iter di passaggio di Ilva a Mittal senza ulteriori modifiche al piano ambientale, sarebbe come dire che nulla cambia rispetto alle politiche dei vari Galletti e Calenda e saremmo addirittura lontanissimi da quanto promesso in campagna elettorale e dalla chiusura delle fonti inquinanti e dalla riconversione economica auspicata da una vasta parte della popolazione e da Taranto Respira. Attendiamo risposte chiare sulla questione e non limitate ai soli esponenti locali del M5S che evidentemente non rispecchiano le politiche nazionali di governo.

www.tarantinitime.it

www.tarantorespira.it

view post Posted: 25/3/2018, 16:20 Patrizia Todisco ti voglio bene! - Politica

Taranto, la scure della Consulta: «Il decreto Ilva incostituzionale»

Il provvedimento del 2015 che consentiva prosecuzione attività d’impresa.
I giudici: bilanciare sia le esigenze di tutela dell’ambiente,
della salute e dell’incolumità dei lavoratori,
sia le esigenze dell’iniziativa economica e della continuità occupazionale


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TARANTO - Tre anni dopo la morte di Alessandro Morricella, il 35enne operaio dell’Ilva che fu investito da una fiammata, mista a un getto di ghisa incandescente, mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’Altoforno 2, la Consulta dichiara incostituzionale il decreto del governo che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria. La Corte ha ritenuto che il legislatore abbia privilegiato unicamente le esigenze dell’iniziativa economica e sacrificato completamente la tutela addirittura della vita, oltre che dell’incolumità e della salute dei lavoratori. L’azienda in amministrazione straordinaria dichiara tuttavia di non temere alcun contraccolpo sulla continuità dell’attività produttiva «in quanto la restituzione dell’Altoforno 2 è stata ottenuta da Ilva nel settembre 2015 non in base al decreto oggi dichiarato illegittimo, ma in forza di un provvedimento della Procura che, accogliendo un’istanza della società, ha restituito l’impianto condizionatamente all’adempimento di determinate prescrizioni in materia di sicurezza, poi attuate».

Uno dei commissari straordinari dell’Ilva, Enrico Laghi, ha spiegato che l’azienda scelse di percorrere la «via ordinaria prevista dal codice di procedura penale. Le norme del decreto dunque avrebbero rappresentato solo una soluzione alternativa, che non è stata però perseguita. Per questo motivo non c'è nulla da temere per Ilva dalla sentenza della Corte Costituzionale». Il decreto del 2015, pur in presenza di un sequestro giudiziario, disponeva la prosecuzione dell’attività di impresa in stabilimenti di interesse strategico nazionale alla sola condizione che entro trenta giorni la parte privata approntasse un piano di intervento contenente «misure e attività aggiuntive, anche di tipo provvisorio», non meglio definite. La sentenza della Consulta dichiara illegittimi sia l’articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92 (per l’esercizio dell’attività d’impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale) sia gli articoli 1, comma 2, e 21-octies della legge 6 agosto 2015, n. 132 (misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria).

Il decreto del governo fu emesso dopo l’incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, operaio-calciatore (giocava nella formazione di futsal di Locorotondo), che riportò ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Il sostituto procuratore Antonella De Luca ha già chiesto il rinvio a giudizio di 7 imputati (6 persone fisiche, tra dirigenti, capi area e capi turno, e la società Ilva) con l’accusa di omicidio colposo. Secondo il magistrato inquirente, non avrebbero valutato l'evoluzione dei sistemi di protezione consentendo che l'operazione di prelievo della temperatura della ghisa avvenisse ancora manualmente attraverso l’utilizzo di un’asta munita di un dispositivo da immergere nel liquido a una temperatura di circa 1500 gradi. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano ha accolto con soddisfazione la decisione della Consulta auspicando che «adesso che la Corte Costituzionale possa al più presto riesaminare tutti gli altri decreti che consentono all’Ilva ed ai suoi gestori di continuare a inquinare senza pagare risarcimenti e senza rispondere ai giudici».
(di Giacomo Rizzo, ANSA)

www.lagazzettadelmezzogiorno.it

view post Posted: 25/3/2018, 15:41 Edoardo Baraldi - Fuoriclasse

TANGO

M5S-centrodestra, intesa sui presidenti:
Casellati al Senato, Fico alla Camera

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www.flickr.com/photos/edoardobaraldi/39175577480/

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