| Anche i templari
L'idea di un partito unico di centrodestra con dentro tutto il pensabile e anche l’impensabile, europeisti e sovranisti, liberali e populisti, fascisti e antifascisti, Orbán e Merkel, Putin e Draghi, Predappio e Strasburgo, non ha ovviamente alcuna possibile lettura politica, almeno nel senso tradizionale del termine: anzi, può reggere solo alla condizione che nessuno, là dentro, parli di politica. Si azzufferebbero dopo pochi secondi. Non per questo è impossibile che si realizzi. La politica in senso stretto (la battaglia delle idee, si diceva un poco pomposamente una volta) interessa, a destra, solo a una ristretta quota di praticanti e di intellettuali: lodevoli, ma perdenti. Si ha ancora memoria del folle tentativo di Gianfranco Fini, con tanto di think tank, di mettere nero su bianco un progetto di destra europea moderna e liberale con i controfiocchi: ma superava le dieci pagine e bastò questo a decretarne l’insuccesso. Perché la destra italiana, mi scuso per la rudezza, elettoralmente parlando è soprattutto il luogo di chi non vuole rotture di balle. Che è una maniera molto diffusa e perfino comprensibile di vedere il mondo, ma difficilmente genera, diciamo così, idee e programmi. La sinistra, che è rompiballe per definizione, complicatrice, ficcanaso, mai contenta, è dunque il naturale nemico dell’italiano di destra, che non ha troppo tempo da dedicare alla politica e si accontenta di sapere di avere votato per qualcosa può essere qualunque cosa, dal neofascista al tardo-einaudiano, purché non sia sinistra. Dunque, se fossi Salvini, Meloni, Berlusconi, insisterei. E anzi, recluterei anche i Templari, tanto nessuno se ne accorge.
(Michele Serra)
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